Nurse24.it

Editoriale

Pindemic + Omicron: la pandemia delle varianti umane

di Monica Vaccaretti

    Precedente Successivo

Sono sempre gli stessi. Sono pochi. E sono stanchi. Così un giornalista ha descritto gli infermieri, nel corso di un dibattito televisivo qualche giorno fa, denunciando la nostra drammatica situazione di cui sembra che tanta gente non si renda ben conto, sia quella che ci sprona a resistere, sia quella a cui diamo fastidio perché siamo il volto di quella dittatura sanitaria che pensano davvero sia stata instaurata. Quell'infermiera sta facendo la stessa cosa da due anni, vestita in quel modo. Ogni giorno da due anni, ha continuato il giornalista commentando le immagini da una terapia intensiva mentre l'infermiera si prende cura di pazienti complessi colpiti da Covid-19. Tra Pindemic e Omicron, ci ritroviamo in una pandemia di varianti del virus e di varianti umane.

Lascio il Centro Tamponi mentre la pandemia dilaga

E' il mio ultimo giorno al Centro Tamponi, dopo oltre un anno di questa vita. E mi sono sentita un pochino dentro quelle parole, dette con molto cuore ed intelligenza. Lascio per stanchezza fisica. Ho dato sino a non farcela più. Gomiti, piedi, ginocchia si lamentano. La schiena, per il troppo stare ferma in piedi per ore ed ore, ha detto basta. Il corpo mi ha presentato il conto, ero già malandata. Credevo di essere più forte, bisogna esserlo per fare questo mestiere. Poi tengo fragilità, sarà l'età. La mente per fortuna regge ancora bene, sarà grazie ai consigli della psicologa che segue i dipendenti nei reparti Covid: mi ha detto di vivere dentro una bolla e di visualizzare la mia bolla anche quando cammino per strada. Non è da pazzi, credetemi funziona, è per non impazzire. Per non crollare.

Mi sento in colpa per non farcela più perché lascio indietro, nel bel mezzo di una nuova ondata di contagiati, gli altri infermieri che mi sono stati compagni sin dall'inizio dell'emergenza. Che sono sempre gli stessi, sono pochi e sono stanchi. Come me. Ma loro ce la fanno. O la voglia di non mollare è più forte. Penso ai colleghi in ospedale, soprattutto loro sono sempre gli stessi, sempre meno e sempre più stanchi. Se cedono loro psicologicamente e fisicamente di fronte a continue ondate, il sistema sanitario crolla stavolta, anche se i letti occupati in ospedale sono decisamente meno rispetto alle altre ondate, grazie alla vaccinazione di massa. Ma abbiamo ancora 90 morti/die. E non lo dico io, è l'allarme lanciato dagli Ordini dei Medici. Io lo vivo.

Lascio nel momento in cui il Ministero della Salute emana una circolare in cui ordina alle Regioni un potenziamento delle modalità di tracciamento e di sequenziamento per individuare tempestivamente la nuova variante sudafricana che è già sbarcata in Europa e in Italia. Sembra ieri che è arrivata la circolare per la Delta e prima ancora per la variante inglese. C'è la massima allerta mondiale per Omicron, a meno di un mese dal Natale che volevano fosse normale. E' così virulenta, trasmissibile e contagiosa che arriverà presto dappertutto, surclassando persino la Delta, ha detto Fauci analizzando i primi dati disponibili alla comunità scientifica. Secondo l'Ecdc il rischio è molto alto. Lascio nel momento in cui in Veneto c'è un boom di contagi, giorno dopo giorno abbiamo sempre oltre duemila positivi. Manca poco al giallo, passeremo direttamente all'arancione e al rosso se continua il trend, avverte il Governatore. Lascio nel momento in cui la curva della quarta ondata sale anche in Italia, nonostante abbia conseguito una delle migliori coperture vaccinali al mondo. Lascio nel momento in cui decine di classi delle scuole cittadine arrivano ogni giorno per i contagi tra i banchi che infettano poi inevitabilmente nelle case. Lascio nei giorni del Greenpass Superior, che il Greenpass modello base basta solo per andare a lavorare e salire sui mezzi pubblici. Lascio la diagnosi, per la prevenzione. Per andare all'Hub vaccinale. Ho bisogno di stare dall'altra parte, dalla parte dei vaccini. Anche lì gli infermieri sono sempre gli stessi, sono sempre meno e sono sempre più stanchi. Sono addirittura pensionati richiamati in servizio per l'emergenza sanitaria o infermieri reclutati con contratti Co.co.co. Si cercano ovunque e non bastano mai, i nominativi nelle varie liste sono finiti. Vengono reclutati persino gli studenti del Corso di Laurea. Così mi basta soltanto andare nell'ala accanto dell'edificio, a rinforzare la compagine. Penso che pochi di qua e pochi di là, in tutti quanti faremo tutto. Che altro possiamo fare noi sanitari? Ditemelo voi che pensate a salvare il Natale mentre noi cerchiamo di restare a salvare la pelle, anche la nostra. Lo facciamo perché, per fortuna vostra, siamo fatti così.

Faccio gli ultimi ragionamenti stando di qua, con il tampone in mano, dentro le copriscarpe, il camice e i doppi guanti blu, sotto la maschera cuffia e visiera. Fa caldo anche se abbiamo la porta aperta sul giardino d'autunno che è quasi inverno. Chissà se cadrà la neve, come lo scorso Natale che eravamo in Fiera. Stavo già pensando con Alfredo di fare l'albero per alleggerire e rendere bello anche il nostro Natale in questa sala che era la mensa di una banca importante. Mi sentirò strana senza sudore e DPI addosso. Senza fare più tutti quei movimenti ripetuti e sempre uguali di scartare, tamponare, gocciolare, refertare, informare. E' stata un esperienza intensa, unica. Impegnativa. Da restarci. Da domani farò altri gesti ripetitivi. Raccogliere anamnesi. Diluire. Aspirare. Iniettare.

Vaccinati e non vaccinati, siamo tutti in pandemia

Penso che si continua a parlare impropriamente di pandemia di non vaccinati. Per principio di realtà devo dire che la pandemia non è mai finita neanche per i vaccinati perché da settimane rileviamo molte positività anche tra gli immunizzati, pure con seconde dosi completate a luglio e agosto e con perdita del gusto e dell'olfatto. Certamente l'efficacia del vaccino fa la differenza nella sintomatologia e nella gravità della malattia, proteggendo da ospedalizzazioni e morte, e certamente dai dati risulta che la maggior parte di coloro che finiscono in terapia intensiva sono non vaccinati. Tuttavia gli oltre duemila contagi quotidiani in Veneto sono sia vaccinati che non vaccinati. Tantissimi bambini under 12, giovani dai 30 ai 50 anni la maggior parte dei quali non ha aderito alla vaccinazione. E tanti adulti, anziani, sanitari che si sono vaccinati oltre 6 mesi fa. Pertanto ritengo che non sia corretto continuare a fare questa distinzione che diventa una contrapposizione di schieramenti. Bisogna ancora dire che esiste una pandemia. I vaccinati spesso si comportano come i non vaccinati. Tutti, sentendosi protetti e pensando che per loro fosse finita, hanno alleggerito le altre misure di protezione, hanno adottato comportamenti virtuosi meno rigorosi, hanno rispettato meno le regole. Vaccinati e non vaccinati, siamo tutti in pandemia. Anzi in Pindemic, termine con il quale nel Regno Unito si intende indicare la pandemia di Covid-19 in concomitanza con l'epidemia di influenza stagionale che si preannuncia particolarmente aggressiva e virulenta.

Qualcuno salvi il Natale almeno con la mascherina

Parlano di salvare il Natale mentre il ministro della Salute tedesco dichiara oltralpe Sarà un Natale terribile e i nostri confini sono aperti e senza rigorosi controlli alle frontiere. E di cosa stanno parlando? Greenpass modello base. Supergreenpass. Obbligo vaccinale soltanto per alcune categorie di lavoratori. Obbligo di mascherina anche all'aperto ma soltanto in alcune vie più affollate dello shopping natalizio. Mantengono tutto aperto per non danneggiare giustamente le attività economiche e mettono restrizioni alla vita sociale soltanto per i non vaccinati. Decretato per legge ma soltanto per il periodo delle feste, compreso tra il 6 dicembre e il 15 gennaio. Hanno deciso che servono maggiori controlli e si sta a vedere cosa succede. Come sanitaria a me sembra soltanto una mezza misura e poco sanitaria, tanto economica. Ancora una volta non si dicono le cose come stanno davvero capitando. Mi chiedo che senso ha tutto questo. Non sarebbe più logico imporre l'obbligo di ffp2 per tutti e dire di evitare piazze affollate e le abbuffate ai tavoli con gli estranei?

Dal posto dove sto io, guardando i fatti perché ce li ho sotto gli occhi ogni giorno, permettetemi di dire questo. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità la mascherina dovrebbe usarla il 95% della popolazione. E secondo uno studio sul British Medical Journal, l'uso della mascherina blocca il 53% della trasmissione del Covid. Ritengo che siano i dati scientifici ad indirizzare le scelte politiche e ad influenzare i comportamenti individuali anche se non sono i politici a dircelo. Pertanto servirebbe l'obbligo di mascherina ffp2, sempre e ovunque, anche all'aperto. Protegge i vaccinati e i non vaccinati al 98%, che siamo tutti a rischio di contagiare e contagiarsi, anche se con diverse misure di carica virale e gravità di malattia, come ampiamente dimostrato dagli studi scientifici ed epidemiologici. Mascherine di stoffa e chirurgiche sporche e rovinate dall'usura dovrebbero essere bandite per legge. Le mascherine dovrebbero essere indossate anche dai bambini sotto i 6 anni, tralasciando ovviamente i neonati, Perché dovrei far mettere la mascherina a mio figlio ? Mica è obbligatorio sotto ai 6 anni, può stare senza!, mi sbotta una mamma. Perché suo figlio è positivo, signora?!. Siamo ancora a questo livello di comprensione.

Ho rinunciato a capire che difficoltà ha la gente ad indossare, e correttamente, una mascherina. Se diventa una abitudine mentale perché si capisce il suo significato di protezione e non di costrizione delle vie aeree, viene ormai naturale accettare di indossarla dopo due anni. Senza, io mi sento nuda, ho timore. Ne cerco subito una, mi prendo la mia ffp2 in tasca quando mi tolgo la ffp3 usata in reparto. Come mi cambio un abito. Naturalmente, così come mi igienizzo e lavo le mani con gel o il sapone ogni volta che serve ed evito ogni tipo di assembramento umano. Senza mania, fobia ed ossessione. Ma con serenità e naturalezza. Dove sta la difficoltà? Forse nella forma mentis?

Tra gli studenti il virus dilaga

Tra gli studenti il virus dilaga, soprattutto tra i 5 e gli 11 anni, denuncia l'Istituto Superiore di Sanità. Stiamo tamponando intere classi che finiscono in Dad, chiudono addirittura alcune scuole dalle mie parti. Mai più didattica a distanza, avevano promesso poco realisticamente. In aula i protocolli con le regole anti contagio sono applicati da presidi e docenti ma se i ragazzi si comportano in classe o fuori come nella nostra sala d'attesa, mentre aspettano il loro referto di antigenico rapido, di cosa stiamo parlando? Si abbracciano, stanno tutti vicini, si siedono uno sull'altro, parlano a voce alta con le mascherine con il naso fuori, si toccano senza igiene delle mani. Sono bambini, del resto. Fanno i bambini. Si frequentano liberamente e senza mascherina e si contagiano probabilmente nelle loro attività extrascolastiche, a calcio e nel coro della chiesa. Fanno persino i compleanni in casa. E tanti ragazzi delle superiori, che appena suona la campanella si abbassano la mascherina al collo e stanno vicini vicini a fumare, mangiare, ridere, baciarsi? Sono ragazzi, fanno i ragazzi. Li vedo ogni giorno, ci passo accanto mentre sono accalcati sui marciapiedi ad aspettare autobus super affollati ed io vado a prendermi l'auto per andare al tamponificio.

Ma cosa tamponiamo a fare noi se poi si comportano così? Dove sta la coerenza? Tutto questo è semplicemente assurdo. Senza demonizzare le discoteche – che sono state purtroppo le più penalizzate dalle chiusure - tampono giovani che vanno a feste strapiene. E qualche giorno dopo tornano con sintomi. Positivi. Nella birreria e nella pizzeria vicino a casa quelli senza greenpass mangiano ancora all'aperto, nonostante il freddo. Mi sono seduta ad un tavolo nel bar sotto casa e la barista mi ha chiesto cosa prendevo: una mascherina sulla tua faccia, le ho risposto. E neanche a me, come a Piero Angela, hanno controllato il greenpass per un caffè ed un muffin. Ma di cosa stiamo parlando? E' questo il modo per fare circolare il meno possibile il virus? E' questo il rispetto delle regole? Ha ragione Super Quark.

Quanti malati sono sostenibili dai servizi sanitari e quanti morti sono permessi dall'opinione pubblica per consentire ai vivi di vivere le loro vite normali a tutti i costi?

Abbiamo capito ormai che, quando i contagi non sono più sotto controllo, l'unica misura estrema che abbiamo per fregare il virus ed abbassare la curva, anche con il vaccino, è una qualche forma di lockdown, confinamento per tutti o confinamento selettivo. L'alternativa è il conteggio dei morti, mentre chi non muore, vive e lavora. Crudo e crudele. Dobbiamo davvero arrivare a chiederci qual è eticamente il numero accettabile di morti per salvare il Natale e l'economia globale? Quanti malati sono sostenibili dai servizi sanitari e quanti morti sono permessi dall'opinione pubblica per consentire ai vivi di vivere le loro vite normali a tutti i costi? Non più tardi di qualche giorno fa i Paesi europei hanno detto Mai più lockdown, non possiamo permettercelo. Oggi Germania, Austria e Olanda sono barricate e in grande affanno. L'Accademia della Scienza tedesca chiede al governo di chiudere tutto. E' tornato persino il coprifuoco all'ora del tè in Olanda. E la gente del Nord non ci sta ad essere rinchiusa, spacca tutto.

Proprio non riusciamo a stare fermi e a non socializzare, siamo esseri umani

La pandemia di influenza spagnola è comparsa nel febbraio 1918 ed è finita nell'aprile 1920, si stima che i morti siano stati tra i 20 e i 100 milioni. Ma è stato cento anni fa. Una vita fa. Un mondo diverso fa. Oggigiorno c'è troppa globalizzazione, il virus che si muove sulle nostre gambe prende persino un aereo dove la gente non indossa chissà perché la mascherina, come denunciato sui due voli di 600 persone atterrati in Olanda con 61 infetti di Omicron a bordo. Il problema è che 7,85 milioni di persone piene di vita si muovono continuamente e con frenesia, euforia. Sembriamo impazziti, forse eravamo già pazzi prima a vivere così e siamo decisamente in troppi.

Proprio non riusciamo a stare fermi e a non socializzare, siamo esseri umani. Credo che sostanzialmente un virus di questa portata sia incompatibile con il nostro sistema socio-economico culturale. Potremmo conviverci solo rispettando con rigore 4 regole. Vaccino + mascherina + distanziamento + lavaggio delle mani. Non sarebbe neanche tanto difficile se non ci fosse una economia basata sul consumo sfrenato di beni e una società basata sul divertimento e sul movimento. Se non ci fossero dei gap culturali. Per questo sto a pensare che non finirà presto come la Spagnola, che è scomparsa dopo una devastazione senza precedenti ma in un ragionevole e sopportabile arco temporale.

Ritorna al sommario del dossier Testimonianze Aspiranti Infermieri

Infermiere

Commento (0)