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Prevenzione dell’incontinenza urinaria: strategie multidisciplinari e gestione precoce aggiornate

di Roberto Marzella

Le Incontinenze

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Quando si affronta il tema della prevenzione dell'incontinenza, emergono diverse criticità operative nel mettere in atto misure efficaci per arginare l'evoluzione clinica di questa condizione. Numerosi studi hanno evidenziato come molti pazienti tendano a non percepire l'incontinenza come un reale disturbo della salute, normalizzandone la presenza e giustificandola come inevitabile esito dell’invecchiamento o come esito fisiologico del parto. Questa percezione è spesso amplificata da meccanismi psicologici di colpa e vergogna, alimentati dall’impatto sociale dell’incontinenza (odori, perdite visibili, rumori), considerate situazioni non conformi alle norme di accettabilità sociale.

Fattori comportamentali e limiti nella presa in carico precoce

L'intervento sinergico di infermieri esperti in continenza, fisioterapisti del pavimento pelvico e geriatri migliora significativamente gli esiti clinici sia nei quadri acuti che nei cronici.

A ciò si sommano abitudini comportamentali predisponenti, quali:

  • prolungata retensione volontaria per motivi lavorativi o sociali;
  • sedentarietà;
  • obesità derivante da inadeguata educazione alimentare.

Parallelamente, si osserva un approccio frequentemente rinunciatario anche da parte degli operatori sanitari, spesso limitati nella gestione del problema da carenza di tempo, formazione specifica o risorse, con conseguente ricorso primario agli ausili piuttosto che a interventi etiologici risolutivi.

L’importanza del team multidisciplinare specializzato

L’approccio olistico all’incontinenza deve necessariamente prevedere il contributo coordinato di diverse figure professionali:

  • Dietologi e nutrizionisti: pianificazione dietetica mirata al controllo del peso e delle comorbilità metaboliche (diabete, obesità).
  • Infermieri specializzati in continenza: screening precoce, educazione sanitaria, formazione all’autogestione e follow-up terapeutico.
  • Fisioterapisti esperti nel trattamento del pavimento pelvico: gestione strumentale e fisica (biofeedback, esercizi propriocettivi, Kegel).
  • Urologi, ginecologi e geriatri: valutazione clinica integrata e gestione farmacologica, chirurgica e neuromodulatoria.
  • Psicologi: sostegno psicoterapeutico individuale o di coppia nei casi di compromissione psicosociale, isolamento e alterazioni della vita sessuale secondarie all’incontinenza.

L’azione integrata di questo network professionale consente di affrontare l’incontinenza come un disturbo cronico ad alta complessità assistenziale, ma anche ampiamente prevenibile e gestibile, in grado di restituire dignità e benessere ai pazienti coinvolti.

La prevenzione maschile dell’incontinenza ha specificità?

Nel panorama preventivo dell’incontinenza urinaria, la maggior parte delle strategie educative e riabilitative hanno validità trasversale di genere, in quanto i principali fattori di rischio (obesità, sedentarietà, abitudini minzionali scorrette, disfunzioni metaboliche) sono comuni a uomini e donne.

Tuttavia, nell’uomo esistono alcune aree preventive peculiari, legate principalmente a:

  • Preparazione pre-chirurgica e pre-riabilitativa nei pazienti candidati a prostatectomia radicale o interventi prostatici: la precoce introduzione di esercizi mirati al rinforzo sfinterico periuretrale riduce l’incidenza e la durata dell’incontinenza post-operatoria.
  • Valutazione funzionale precoce del pavimento pelvico nei pazienti maschi anziani con ipertrofia prostatica benigna, per prevenire l’instaurarsi di incontinenza da overflow o funzionale secondaria.
  • Educazione specifica nei pazienti neurologici maschi (diabete, lesioni midollari, neuropatie periferiche) con training personalizzati sulla gestione minzionale precoce.

In sintesi, la prevenzione maschile dell’incontinenza condivide molte strategie con quella femminile, ma richiede una personalizzazione precoce in base al profilo di rischio urologico e chirurgico.

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