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indagine diagnostica

Markers tumorali

di Monica Vaccaretti

I markers tumorali, classificati come marcatori biologici, sono sostanze molecolari facilmente rintracciabili nel sangue. Si tratta generalmente di ormoni e proteine che sono normalmente assenti o presenti nel plasma in basse concentrazioni in una persona non affetta da tumore. Possono comparire o aumentare nell'organismo in presenza di una neoplasia, prodotte dalle cellule tumorali che, moltiplicandosi rapidamente, ne rilasciano grandi quantità maggiori rispetto alla norma. Le evidenze scientifiche dimostrano che la cellula neoplastica, che subisce profonde alterazioni morfologiche e biochimiche, produce e libera nel sangue determinate molecole rilevabili a distanza che possono essere associate alla presenza di particolari forme di neoplasie. Per questo motivo i marcatori sono detti anche indicatori tumorali.

Cosa sono e a cosa servono i markers tumorali

markers tumorali test

È possibile rilevare e determinare l'andamento dei marcatori tumorali tramite il dosaggio in un campione di sangue periferico ottenuto da prelievo ematochimico dal braccio.

Tali sostanze possono essere prodotte sia dal tessuto canceroso sia dall'organismo in risposta ad alcuni tipi di neoplasia. Possono tuttavia essere prodotte anche da cellule non tumorali in assenza di malattia oncologica: concentrazioni lievemente alterate dei marcatori tumorali possono indicare infiammazioni o malattie benigne non cancerogene.

Livelli anomali ed elevati di marcatori suggeriscono la presenza di una lesione cancerosa ma vanno indagati ulteriormente per una diagnosi corretta ed esaustiva.

Da soli, infatti, essi non bastano ad identificare una malattia neoplastica, servono altre evidenze cliniche poiché hanno una sensibilità ed una specificità troppo bassa. Biopsie tissutali, altri test di laboratorio e indagini strumentali per immagini (radiografie, ecografie, TAC e RMN) devono completare il quadro diagnostico.

È possibile rilevare e determinare l'andamento dei marcatori tumorali tramite il dosaggio in un campione di sangue periferico ottenuto da un semplice prelievo ematochimico dal braccio. Di solito una serie di prelievi è più significativa rispetto ad una misurazione singola.

In base alla malattia tumorale i marcatori possono essere misurati anche in campioni di tumori solidi, linfonodi, midollo osseo e fluidi corporei come le urine, le feci e il liquido ascitico.

Alcuni fattori - come abitudini di vita e condizioni fisiologiche, malattie benigne, farmaci ed interventi chirurgici - possono influenzare l'esame, alterando i valori. Le mestruazioni possono far aumentare il CA125 che risulta alterato anche nell'endometriosi e nella policistosi ovarica, l'attività sessuale nell'uomo il giorno prima dell'esame o una lunga pedalata possono far crescere il livello del PSA.

Il Ca19.9 può essere alterato nelle malattie infiammatorie dell'intestino (malattia di Crohn, rettocolite ulcerosa) e nella bronchite cronica. Il CEA è normalmente alto nei fumatori senza che questo segnali la presenza di una neoplasia. Tali marcatori possono risultare elevati anche in caso di patologie benigne dell'organo, come nel caso della ipertrofia prostatica e della prostatite.

Non esiste un marcatore unico né specifico per tutte le forme di cancro

Non sono stati ancora identificati marcatori tumorali per determinati tipi di cancro e non tutti i soggetti colpiti da un certo tipo di tumore, rilevabile da marcatori già noti, presentano necessariamente valori elevati del relativo marcatore.

I marcatori tumorali non sono pertanto adatti come strumento di screening sulla popolazione generale per la diagnosi precoce della malattia, specialmente se i soggetti sono asintomatici o con sintomi aspecifici come un calo ponderale e un'astenia sospetti. Possono infatti risultare falsi positivi per ragioni diverse dal cancro e falsi negativi se, per le dimensioni ridotte di un tumore al suo esordio, non corrisponde ancora un significativo aumento dei livelli del marcatore.

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