Nurse24.it
Scopri i master di ecampus sanità

infermieri

Pronto soccorso a processo: Cos'ha da dire a sua discolpa?

di Mimma Sternativo

    Precedente Successivo

Chiamiamo a deporre il signor Pronto soccorso. Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza. Lo giuro.

Signor Pronto soccorso è consapevole dell'accusa mossa dai cittadini italiani?

Mi sono sentito molto offeso per quello che è stato detto su di me e sul mio lavoro. È stato ribadito più e più volte con molta energia che io continuo a sbagliare. Non solo, è stato addirittura detto che i cittadini non sono più al sicuro con me.

Qui l’unica cosa errata è l’interpretazione data alla mia funzione e mi sorprende molto, perché io opero da anni e nel tempo ho cercato di migliorarmi, di allargare le mie vedute e quelle dei miei dipendenti.

Ho chiesto loro sempre di più: i miei medici, i miei infermieri, i miei OSS sono allo stremo, quasi non mi guardano più. Qualcuno mi ha tradito e so di altri che vogliono farlo. È frustrante per me vedere le loro facce quando varcano la mia soglia.

Ma in realtà sono stato io il primo a tradire. Altri mi hanno mentito e, giorno dopo giorno, mi hanno dato funzioni in più. Io ho solo cercato di fare del mio meglio.

Solo io so quanto soffrano i miei infermieri. Ci vuole coraggio a non avere paura e a non farsi condizionare

Ho cercato di formare i miei infermieri. Voi eravate in tanti e avevo bisogno dei loro occhi per capire chi dovevo accogliere per prima.

Avevo promesso loro che un giorno sarebbero stati ricompensati per quella nuova funzione, avevo detto che avrebbero avuto più prestigio professionale, ma anche più soldi. Insomma, ho preteso da loro una grossa responsabilità.

Signor Giudice, non ho mantenuto la promessa: loro hanno studiato, ci hanno messo tutto il loro impegno e hanno dimostrato grandi competenze e io, invece, non ho fatto altro che tacere quando i cittadini li insultavano. E anche quei giornalisti lì, anche loro non amano i miei infermieri.

Può riferire al tribunale chi l’ha costretta a cambiare? Può raccontarci cosa porta un paziente ad attendere ore e ore una visita? Come mai dei pazienti sono morti, prima di poter ricevere la visita medica?

Florence Nightingale

La politica, su piano nazionale e su piano locale, mi ha obbligato a cambiare.

Prima avevo dalla mia parte l’intero ospedale, noi visitavamo e in sei ore riuscivamo a decidere il destino del paziente: ricoverato o dimesso. I posti letto c’erano.

Potevo contare sull’aiuto del medico di famiglia: lui era il fratello maggiore, quello che sapeva raccontarmi tutto dei miei pazienti. Alla fine io li vedevo solo quando era strettamente necessario, ma poi li rimandavo sempre da lui per proseguire le cure e gli accertamenti.

Sa Signor Giudice, io sono nato per accettare quei pazienti in imminente pericolo di vita, io sono stato disegnato per questo. La parola “urgenza” è uguale ad “immediato”.

Noi eravamo veloci, pronti a rispondere. Ora siamo rallentati. La permanenza dei pazienti spesso supera le 72h.

I miei pazienti vengono dagli altri reparti, perché sembra che non tutti gli infermieri e i medici dell’ospedale siano bravi quanto i miei.

Alcuni ragazzini bevono troppo, ma non vanno più nei loro bagni a vomitare, vengono da me. Oggi tutti lavorano dal lunedì al venerdì e durante la settimana sembrano non curarsi dei loro malanni, ma al sabato e alla domenica sono lì, in fila al triage ad urlare contro i miei infermieri.

Poi ci sono loro, i miei poveri anziani. Quelli, signor Giudice, sono stati abbandonati da chiunque. Spesso non hanno neppure i figli vicino e per andare nelle case di riposo ci vogliono tanti soldi. Come avrei potuto abbandonarli anch’io?

Ecco, forse ho sbagliato. Ora mi ritrovo un reparto di geriatria al mio interno e non so come fare… io non sono stato programmato per loro.

Oggi ricevo pazienti che non sono mai andati dal medico di famiglia, perché non si fidano di lui, perché i giorni dispari non c’è, di notte e nel fine settimana non c’è, perché se richiede gli esami ci mette anche mesi per poter arrivare ad una diagnosi finale

Almeno i senza fissa dimora non poteva lasciarli in strada?

E come facevo io? Io sono nato per dare assistenza. Loro hanno bisogno di me, perché altri li hanno cancellati dalla cartina sociale. Nessuno li considera più. Molti di loro vivono da anni tra le mie mura e non sa quante volte i miei dipendenti hanno dovuto sopportare i loro cattivi odori e quasi scusarsi con gli altri pazienti.

Molti di loro bevono e poi aggrediscono il mio personale. Sì, l’azienda ha cercato di aiutarmi mettendo delle guardie, ma Signor Giudice… quelli vivono lì da anni e nella povertà e disagio sociale s’impara ad essere furbi. Se qualcuno prova ad allontanarli si fanno registrare inventandosi qualunque malanno e lei lo sa meglio di me: il personale non può non registrarli.

E dell’ultimo caso di cronaca del paziente affetto da leucemia in attesa con un codice verde cosa mi dice? Si dichiara colpevole o no?

Sono innocente, lo giuro. E lo sono anche i miei infermieri e i miei medici.

Un paziente con una malattia cronica non è un paziente che deve rivolgersi a me. Io dò la colpa piuttosto a quel personale che l’ha seguito sul territorio

Possibile che nessuno di loro avesse spiegato bene a quei figli la gravità del loro padre? Possibile che non si riesca ad assistere il paziente in casa propria, dandogli assistenza qualificata e una morte dignitosa?

Ora mi dica signor Giudice: se anche gli fosse stato dato un codice rosso avremmo cambiato il destino di quel paziente? Avrebbe avuto senso prolungare la sua sofferenza e magari rianimarlo? Cosa avrei potuto dire di più a quei figli?

Certo che non vorrei mai che un mio paziente morisse tra le mie mura e soprattutto prima che un medico lo visiti. Ma secondo lei in quelle sette ore di attesa i miei infermieri e i miei medici erano al bar a bere il caffè o tentavano di garantire la miglior assistenza possibile ad altri pazienti?

Al mio interno c’è una guerra, spesso il mio esercito non basta a curar tutti con la massima qualità possibile.

Se solo in quelle sette ore non fossimo stati troppo presi a curare urgenze differibili pensa che avremmo lasciato lì quell’uomo? Secondo lei, i miei infermieri e i miei medici quando tornano a casa non pensano a quello che hanno fatto, visto e trattato?

Li abbiamo condannati a vivere con la paura di non aver fatto abbastanza, dovrebbe ascoltarle tutte le minacce che subiscono. Perché la verità è che oramai tutti vengono da me e vogliono tutto e subito.

La nuova società è ricolma di egoismo e sa cosa le dico? Che alla fine chi si lamenta, chi urla, chi minaccia è proprio quello che non dovrebbe venire a bussare alla mia porta.

Il paziente che sta davvero male o i suoi parenti riconoscono la bravura dei miei e si mettono lì a guardarci, ci riempiono di complimenti, qualche paziente abbraccia e bacia i miei infermieri o lascia un bel messaggio per loro.

Signor Giudice, io e il mio personale ci dichiariamo innocenti, altri devono pagare. E se giustizia esiste, che giustizia sia

La Corte si ritira per deliberare

Ritorna al sommario del dossier Diario del pronto soccorso

Infermiere
scopri i vantaggi della convenzione

Commenti (2)

MarcoPierleoni

Avatar de l'utilisateur

1 commenti

Grazie

#2

Da un Infermiere di Pronto Soccorso. Grazie.

8cinnia8

Avatar de l'utilisateur

1 commenti

tutta la verità, solo la verità, nient'altro che la verità

#1

Lo giuro: questo articolo è semplicemente fantastico!!!