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Emergenza-Urgenza

Triage Spot-Check

di Giacomo Sebastiano Canova

Il Triage Spot-Check (o triage a controllo casuale) prevede che l’infermiere svolga la funzione di triagista solo quando necessario o a chiamata; una volta terminata la valutazione, l’infermiere torna ad operare nelle altre aree del Pronto soccorso.

Il modello organizzativo di triage Spot-Check

Il sistema Spot Check (“controllo saltuario”) si caratterizza per non prevedere un infermiere dedicato in maniera esclusiva alla funzione di triage nelle 24 ore, in quanto questo modello prevede che l’infermiere svolga la funzione di triagista solo quando necessario o a chiamata; una volta terminata la valutazione, l’infermiere torna ad operare nelle altre aree del Pronto soccorso.

Questo sistema, tradotto anche come triage a controllo casuale, trova attualmente la sua applicazione nelle strutture con un ridotto numero di accessi nelle 24 ore, laddove la necessità di accogliere, valutare e assegnare la priorità di accesso alla cure per i pazienti che afferiscono non è continuativa; le regioni Emilia Romagna (DGR n. 1184 del 26 luglio 2010) e Piemonte (DGR n. 43-15182 del 23 marzo 2005) indicano questo sistema di triage come adeguato nelle strutture con meno di 25.000 accessi annui.

Il punto debole del triage spot-check

Tra i vari modelli organizzativi di triage, il punto debole di questo sistema è il fatto che è sì prevista la rivalutazione del paziente, ma solitamente avviene su sua richiesta. Inoltre, in base alle caratteristiche strutturali del Pronto soccorso in cui si opera, è spesso difficoltoso sorvegliare il paziente in attesa in quanto l’infermiere che ha compilato il triage, una volta rientrato nella sua area di competenza, non lo ha più in vista.

Per questi motivi questo sistema è utilizzato nei Pronto soccorso periferici, laddove l’affluenza e i tempi di attesa sono relativamente brevi e permettono una valutazione del paziente in tempi accettabili.

Molte strutture si sono servite nel corso degli anni di una sere di ausili che possano ovviare al problema della mancata sorveglianza della sala di attesa: si va dal monitoraggio con le telecamere al posizionamento di un campanello che possa richiamare l’attenzione dell’infermiere triagista; qualora possibile, invece, è stata prevista la collaborazione con del personale volontario che possa avvisare l’infermiere per ogni evenienza che accada in sala di attesa.

Le attuali tendenze scientifiche riconoscono l’accettabilità di questo modello se l’approccio al paziente è quello del triage globale.

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