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Specializzazioni Infermieristiche

I modelli organizzativi del triage infermieristico

di Giacomo Sebastiano Canova

Intraospedaliera

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In Pronto soccorso il processo di triage consiste in una valutazione della condizione clinica-assistenziale dei pazienti e del loro rischio evolutivo; la priorità di trattamento si esprime attraverso l'attribuzione di una scala di codici colore (in ordine crescente: bianco, verde, giallo e rosso). In letteratura si possono individuare diversi modelli attraverso i quali si può organizzare questo processo, in modo tale che il singolo Pronto soccorso possa scegliere quello che meglio si adatti al suo setting operativo.

Stato dell'arte e futuro del triage infermieristico in Italia

Esistono molteplici risposte organizzative infermieristiche innovative volte ad un tempestivo inizio del percorso di cura del paziente afferente al Pronto soccorso per alcune problematiche urgenti, le quali sono state affrontate assieme a Daniele Marchisio, infermiere e Presidente nazionale di “Gruppo Formazione Triage”.

Sempre di più – sostiene Marchisio – in maniera diversa da regione a regione e tra le differenti realtà operative, indipendentemente dai modelli di triage utilizzati, negli anni si è utilizzata la fase post triage per iniziare, oltre alla presa incarico, anche il percorso di trattamento del paziente, che in alcuni casi può non coincidere con la visita medica in quanto l’infermiere può iniziare o attivare sulla base della valutazione di triage e di protocolli specifici, il percorso diagnostico terapeutico secondo modalità, fasi e criteri di valutazione previsti da protocolli validati dalla struttura.

Un classico esempio è il paziente che si presenta al triage pallido, sudato e con dolore toracico tipico: immediatamente dopo la valutazione di triage l’infermiere può prendere in cura il paziente nell’immediatezza eseguendo un prelievo per l’esecuzione degli esami ematochimici e l’elettrocardiogramma, iniziando in alcune realtà anche le procedure di trattamento farmacologico contestualmente alla visita medica.

Un altro scenario importante riguarda la gestione del paziente con dolore: in molte realtà italiane già al triage vengono iniziate manovre per il controllo del dolore che prevedono la somministrazione, sempre seguendo un protocollo validato ed avente requisiti specifici, di farmaci e/o provvedimenti analgesici.

Cogliendo l’occasione, è stato chiesto al dott. Marchisio quale sia il fermo immagine attuale del triage in Italia e quali siano i possibili scenari cui si potrebbe andare incontro nei prossimi anni: Mentre dieci anni fa si discuteva sull’utilità del triage, oggi questa è diventata una normale attività del Pronto soccorso la cui necessità è indiscussa e che si sta sempre più evolvendo in un’ottica di valutazione del paziente sulla base sì di attivazione di percorsi differenziati a seconda della gravità clinica e rischio evolutivo, ma soprattutto della complessità assistenziale del paziente.

Questi nuovi scenari vedono già di fatto coinvolti attivamente gli infermieri in contesti di autonomia e responsabilità sicuramente mutati rispetto al passato. In quest’ottica è importante non dimenticare però gli obiettivi primari del triage, ovvero l’immediata individuazione dei pazienti urgenti, il loro invio al trattamento e la corretta valutazione di ciascun utente che accede al Pronto soccorso.

Al triage ricordiamoci di fare anche un po’ di triage, ovvero accoglienza, valutazione e presa in carico della persona assistita durante la fase di attesa

Per quanto riguarda la situazione in Italia a livello di uniformità di procedura di triage, al momento il problema più importante è lavorare per avere un modello di riferimento nazionale volto a creare un riferimento concettuale uniforme, capace di trovare applicazione pratica presso tutte le realtà operative, attento alle esigenze locali, ma garante di principi e criteri condivisi.

Visto che le ultime linee guida nazionali sono del 2001 è necessaria, a mio parere, una normativa nazionale che definisca un modello di riferimento nazionale e che ponga criteri e anche dei limiti per la realizzazione dei diversi percorsi.

A tal proposito è stato pubblicato sul numero 29 del 2013 della rivista Monitor un documento di consenso tra tutte le regioni su questo argomento e su come organizzare i percorsi post triage e i Fast Track. In questo momento siamo in attesa dell’approvazione del documento che abbiamo elaborato come commissione di studio ministeriale nel 2013 (“Linee Guida OBI e Triage”), il quale dovrebbe dare risposta sia ai modelli concettuali, uniformandoli in tutto il territorio nazionale, sia alla strutturazione dei percorsi post triage.

Proprio perché – conclude Marchisio – sono previsti molti modelli ed esistono alcune realtà che stanno variando le procedure di triage in modo autonomo, si sente la necessità di uno standard nazionale che parta dalla condivisione di un unico modello concettuale di riferimento che preveda al suo interno una strutturazione di “paletti organizzativi” per quanto riguarda anche i percorsi di post triage, in modo tale da evitare fughe in avanti o indietro delle singole realtà.

Marchisio termina dunque questo breve scambio di riflessioni esprimendo il suo “grazie” ai molti infermieri che, tutti i giorni, svolgono con entusiasmo, professionalità e senso di responsabilità questa importante funzione di accoglienza valutazione e presa in carico degli utenti che giungono in Pronto soccorso.

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