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Emergenza-Urgenza

Massaggiatori automatici esterni: Esiti e sicurezza

di Giacomo Sebastiano Canova

Intraospedaliera

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I massaggiatori automatici esterni sono dei device che permettono l’effettuazione meccanica delle compressioni toraciche esterne, liberando in questo modo l’operatore dalla loro effettuazione e garantendo una performance di elevata qualità per tutta la durata della rianimazione.

Massaggio cardiaco: Dispositivi automatici esterni, vantaggi e svantaggi

massaggiatore automatico esterno

Massaggiatore cardiaco esterno (foto Cremaonline)

In commercio esistono sostanzialmente due presidi approvati dalla “Food and Drug Administration”, ovvero l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici: AutoPulse® (Zoll Medical Corporation, Chelmsford, MA, USA) e LUCAS® (Physio-Control/Jolife AB, Lund, Sweden).

Le linee guida per la rianimazione cardiopolmonare, aggiornate costantemente dall’ILCOR (International Liaison Committee on Resuscitation) raccomandano che, per ottenere una buona pressione di perfusione cerebrale durante le manovre rianimatorie, le compressioni toraciche debbano avere una profondità di minimo 5 cm e massimo 6 cm e che la loro frequenza debba essere di 100-120/min.

In commercio, oltre a sistemi di feedback che permettono di monitorare e guidare la performance delle compressioni toraciche effettuate dall’operatore, esistono anche dei dispositivi meccanici che permettono di automatizzare le compressioni, garantendo costantemente delle compressioni di elevata qualità senza che col tempo questa vada calando causa la stanchezza dell’operatore.

AutoPulse®

Il primo device in uso è AutoPulse®, un sistema composto da tre elementi: una tavola, la LifeBand e il sistema di alimentazione.

Quando si utilizza questo dispositivo, il paziente in arresto cardiaco viene posizionato sulla tavola e sopra al suo torace viene applicata la LifeBand, la quale garantisce uno spostamento toracico pari a una riduzione del 20% della profondità del torace in senso anteroposteriore, velocità e profondità costanti delle compressioni e compressioni standardizzate 30:2 o 15:2 (30 o 15 compressioni, seguite da due pause di ventilazione consecutive di 1,5 secondi) o compressioni continue (selezionabili dall’utente).

LUCAS®

Il secondo device utilizzato per erogare compressioni toraciche meccaniche è il LUCAS® che, a differenza del precedente dispositivo che si basava su un sistema di compressione “a fascia”, garantisce la compressione toracica mediante un pistone.

Il pistone viene posizionato al centro del torace del paziente e garantisce le seguenti performance:

  1. Frequenza di compressione: 102 ± 2 compressioni al minuto
  2. Profondità di compressione:
  • 53 mm ± 2 mm per pazienti con altezza dello sterno superiore a 185 mm
  • Da 40 a 53 mm per pazienti con altezza dello sterno inferiore a 185 mm

Anche questo dispositivo può essere utilizzato per erogare compressioni standardizzate 30:2 o 15:2 oppure compressioni continue.

Outcome e sicurezza di utilizzo dei massaggiatori automatici esterni

Negli umani sottoposti a compressioni toraciche mediante l’utilizzo del sistema AutoPulse® è stato documentato un miglioramento significativo della pressione arteriosa aortica e della pressione di perfusione coronarica rispetto a coloro che venivano sottoposti alle compressioni toraciche manuali.

Per quanto riguarda l’utilizzo del LUCAS®, è stato dimostrato un aumento significativo dell’ETCO2 (end-tidal CO2, ovvero la quantità di anidride carbonica di fine espirazione) negli umani ai quali veniva riservato questo trattamento rispetto alle compressioni toraciche manuali.

In ogni caso, nessuno dei più recenti studi clinici randomizzati ha dimostrato il beneficio in termini di sopravvivenza di AutoPulse® o LUCAS® rispetto alle compressioni manuali.

Florence Nightingale

Un recente studio RCT pubblicato dall’European Society of Cardiology sulla prestigiosa rivista dell’European Heart Journal ha indagato la sicurezza di questi due presidi, sottoponendo i pazienti ritenuti idonei allo studio che erano stati sottoposti ai tre diversi trattamenti (AutoPulse® - 115 pazienti, LUCAS® - 122 pazienti e compressioni manuali - 137 pazienti) a degli accertamenti volti a stabilire la presenza o meno di danni viscerali gravi o potenzialmente letali. Tali danni erano valutati in cieco mediante una TAC post-mortem e/o dall’autopsia o dal decorso clinico del paziente fino alla sua dimissione.

Lo studio in questione ha concluso come il LUCAS® non causi danni viscerali significativamente più gravi o potenzialmente letali rispetto alle compressioni manuali, mentre per quanto riguarda il sistema AutoPulse® non si possono escludere danni viscerali significativamente più gravi o potenzialmente letali rispetto alle compressioni manuali.

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