Intraospedaliera
La derivazione ventricolare esterna (DVE) è un device inserito chirurgicamente utilizzato per monitorare la pressione intracranica (PIC) e la pressione di perfusione cerebrale (PPC). La DVE, drenaggio temporaneo, è utilizzata anche per trattare un danno cerebrale secondario ad un trauma cranico o ad una patologia che interessa l’encefalo.
Cos’è la derivazione ventricolare esterna
La derivazione ventricolare esterna è un catetere temporaneo posizionato chirurgicamente
La derivazione ventricolare esterna (DVE) è un device inserito chirurgicamente, gestito nelle U.O. di neurochirurgia, in grado di monitorare (ed eventualmente trattare) un danno cerebrale, secondario ad un trauma cranico o ad una patologia che interessa l’encefalo.
È un provvedimento temporaneo che ha due obiettivi principali:
Monitoraggio | Terapeutico |
Per monitorare la pressione intracranica (PIC) e la pressione di perfusione cerebrale (PPC) | Funge da drenaggio vero e proprio |
Indicazioni terapeutiche alla derivazione ventricolare esterna
La derivazione ventricolare esterna è indicata:
- nel trauma cranico grave
- per monitorare la pressione intracranica (PIC)
- per drenare il liquor a scopo distensivo dalle cavità ventricolari
- per drenare il liquor a scopo terapeutico per esami colturali e/o chimico–fisici e valutarne le caratteristiche
- nell'idrocefalo post emorragico
- nell'idrocefalo neoplastico.
Com’è fatta la derivazione ventricolare esterna
La DVE deve essere collegata ad un kit per il monitoraggio e la gestione della pressione intracranica, composto da:
- un catetere intraventricolare (la DVE)
- un rubinetto prossimale a tre vie al quale si collega il trasduttore per il monitoraggio PIC
- un tappo perforabile da cui effettuare i prelievi
- una camera di gocciolamento dotata di valvola antireflusso
- una sacca di raccolta
Il kit viene poi collegato ad un monitor nel quale viene trasmesso non solo il valore della PIC, ma anche l’onda. Il catetere intraventricolare viene inserito chirurgicamente e, di norma, in sala operatoria.
Come per tutte le rilevazioni invasive della pressione (pressione arteriosa cruenta, pressione venosa centrale, ecc.) attraverso un trasduttore, è possibile trasformare la pressione rilevata in un valore numerico (che comparirà sul monitor) e un’onda. Il trasduttore deve essere inizialmente tarato e lo zero viene effettuato mantenendo il trasduttore a livello del meato acustico (è raccomandato effettuare lo “zero” ad ogni turno).
Il catetere viene collegato al kit, sul quale è presente un tappo perforabile per effettuare prelievi; un rubinetto a tre vie al quale si collega il trasduttore per monitorare la PIC al monitor, una sacca di raccolta per raccogliere il liquor drenato e una camera di gocciolamento con valvola antireflusso.
Complicanze della DVE | Descrizione |
Infezioni |
Secondarie ad una prolungata ermanenza del device o ad una cattiva gestione. È fondamentale, ogni ovlta che si medica e gestisce la DVE, utilizzare le norme di asepsi ed evitare la contaminazione del materiale |
Ostruzione del circuito | A causa di coaguli di sangue o materiale corpuscolato |
Dislocazione del presidio | Sposizionamento accidentale del catetere |
Iniezione intraventricolare | Iniezione accidentale intraventricolare |
Derivazione ventricolare esterna e gestione infermieristica
L’infermiere è responsabile del mantenimento del corretto posizionamento della DVE, del suo corretto funzionamento e del monitoraggio del liquido drenato. Qualora vi sia uno sposizionamento o un’anomalia, deve immediatamente allertare l’anestesista.
Di norma, il neurochirurgo prescrive la quantità di liquor da drenare (circa 10 ml/ora); l’infermiere, regolando la camera di gocciolamento del sistema, regola la quantità da drenare. La quantità di liquor drenata va sempre riportata in cartella clinica, insieme al valore della PIC e della PPC.
Ad ogni turno, l’infermiere deve:
- trascrivere la quantità di liquor drenato
- le caratteristiche del liquor (ematico, torbido, limpido, ecc.)
- segnalare l’eventuale malfunzionamento o la possibile ostruzione del sistema
- segnalare tempestivamente grandi variazioni di quantità di liquor drenato
- controllare se il circuito è correttamente collegato ed effettuare lo zero
- coadiuvare il medico durante l’esecuzione di prelievi di liquor per esami chimico–fisici e microbiologici.
L’infermiere deve essere in grado di riconoscere alterazioni fisiologiche o patologiche dei valori della PIC. Sono fisiologici, ad esempio, aumenti della pressione in caso di manovre come la broncoaspirazione, il cambio postura, o il colpo di tosse.
Tuttavia, nonostante queste siano routinarie procedure infermieristiche e l’ipertensione intracranica che si crea sia “fisiologica”, tutte le manovre devono essere più attente e precise.
Il posizionamento sul decubito laterale, anche per pochi secondi (ad esempio per il cambio lenzuola), deve essere eseguito da 2 infermieri e dall’anestesista, che deve tenere la testa in asse in modo da garantire lo scarico giugulare e quindi il ritorno venoso dal cervello, evitando picchi ipertensivi.
In caso di trasporto del paziente per andare in sala operatoria, TAC, ecc. è necessario chiudere il sistema di drenaggio temporaneamente per evitare il ritorno di liquor dal circuito all’interno del cranio.
Gestione della medicazione della DVE
La DVE è coperta da una medicazione sterile; per la sua gestione, si segue di norma la procedura operativa di reparto, ma in linea generale vale sempre la regola di effettuare una nuova medicazione se quella presente è sporca o danneggiata.
Ogni volta che si effettua una nuova medicazione è necessario controllare che il sito di inserzione non sia arrossato, edematoso o che non vi siano perdite locali di sangue o liquor. Si controlla che il DVE sia correttamente posizionato e i punti di fissaggio ben adesi.
Bibliografia
- La gestione infermieristica della derivazione ventricolare esterna, Azienda USL Modena, U.O. Anestesia-Rianimazione e Neurorianimazione
- L. RASERO, E. LUMINI, G. SENES (2002), L’assistenza al traumatizzato cranico. Dall’evento traumatico alla fase riabilitativa, Carocci, Roma
- A. OWEN (1998), Il monitoraggio in area critica, McGraw Hill, Milano
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