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Fine vita e Pronto soccorso, comunicare la morte del paziente

di Giacomo Sebastiano Canova

Intraospedaliera

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Chi di noi lavora in Pronto Soccorso ha ben presente il caos che, quasi perennemente, affolla le nostre aree. Questa caratteristica, però, deve far riflettere sulla necessità di garantire sempre e comunque un setting adeguato per i pazienti morenti e per comunicare ai loro cari la “brutta notizia”.

Infermieri di Pronto soccorso e il decesso del paziente

Codici gialli che arrivano deambulanti, codici rossi in rientro con i mezzi di soccorso, l’area verde intasata. Niente di più che una normale giornata in Pronto Soccorso.

In tutta questa folla spesso ci si trova ad assistere, vuoi per acuzia o per cronicità, un paziente terminale; nonostante si cerchi di fare sempre il possibile, purtroppo il Pronto soccorso è anche un posto dove molte vite giungono al termine.

È in questo scenario che si rende necessaria una peculiare attenzione a lui e ai suoi cari che, anche se preparati, comunque non saranno mai pronti a ricevere la notizia del decesso.

Spesso può sembrare un’impresa in un Pronto soccorso in overcrowding, eppure, per esperienza, bastano pochi accorgimenti per rendere il fine vita in Pronto soccorso il più umano possibile.

In questa fase sono diversi i momenti in cui l’équipe riveste un ruolo cardine nella gestione del decesso: la notifica della morte, un immediato supporto per far fronte al lutto, i problemi fisici e spirituali attorno alla gestione della salma e degli effetti personali del paziente e l’informazione dei famigliari circa le loro responsabilità amministrative sono solamente alcuni esempi di tutto ciò che avviene successivamente alla dichiarazione di decesso.

Nel comunicare ai familiari la “brutta notizia” la letteratura segnala come bisognerebbe utilizzare un linguaggio semplice, delicato ed empatico, ma allo stesso tempo diretto, senza giri di parole.

Le linee guida dell’Italian Resuscitation Council suggeriscono di introdurre la parola “morte” o “morto” il prima possibile, rinforzandola almeno in un’ulteriore occasione, in modo tale da non lasciare alcun dubbio. Viceversa, l’utilizzo di frasi banali come “perlomeno adesso è in pace” o “adesso sicuramente non prova più dolore” potrebbero risultare offensive nei confronti del lutto dei famigliari.

In questa fase è importante che la notifica della morte, quando possibile, venga fatta di persona dal medico in presenza dell’infermiere che ha in carico il paziente; non essere da soli durante la comunicazione con i parenti favorisce la comunicazione stessa e garantisce una migliore presa in cura dei familiari.

Il setting in cui avviene la comunicazione dovrebbe essere esterno al caos che talvolta affligge il Pronto soccorso: vanno per questo motivo evitati i corridoi e tutte quelle situazioni promiscue o che possano essere fonte di interruzione (arrivo di pazienti col 118, luoghi di passaggio, ecc.).

È sufficiente una stanza con delle sedie, in modo tale che i parenti abbiano la possibilità di sedersi; in questo caso è consigliato che anche chi comunica la notizia si sieda, in modo tale da essere allo stesso livello di chi la notizia la riceve.

Evento particolare è quello in cui i familiari non siano presenti al momento del decesso, ma si debbano contattare telefonicamente: in questo caso, se la morte del paziente è attesa, è suggerito che la notizia venga data al telefono, viceversa va considerata l’ipotesi di chiedere alla famiglia di recarsi in ospedale per comunicare la notizia di persona.

Oltre alla comunicazione, particolare attenzione deve essere data al setting di fronte al quale si troveranno i famigliari al momento della visione della salma, in quanto l’aspetto del corpo e del contesto potrebbero avere ripercussioni durature sui membri della famiglia; il tutto, dunque, dovrebbe essere sistemato prima del loro arrivo.

In quest’ottica va creato un ambiente tranquillo rimuovendo, quando consentito dalla legge, tubi, macchinari e tutte le attrezzature non necessarie, assicurandosi che la salma sia il più accessibile possibile ai famigliari, abbassando letto e sponde e fornendo delle sedie per permettere ai cari del defunto di sedersi vicino a lui.

Personalmente, una volta sistemato il setting e fatto entrare i familiari, rimango un attimo in silenzio accanto a loro, salvo poi defilarmi facendo presente che per qualsiasi richiesta sono a loro disposizione.

Per quanto concerne le pratiche amministrative sarebbe ottimale che il Pronto soccorso fornisse un opuscolo informativo contenente tutte le indicazioni e suggerimenti utili da seguire nei giorni seguenti il decesso.

Tutti gli sforzi dell’équipe del Pronto Soccorso devono essere dunque rivolti a garantire un’assistenza globale al paziente deceduto e ai suoi familiari. Ricordando però che non siamo macchine e che il decesso di un paziente lascia inevitabilmente un segno dentro di noi. In questo senso è importante e utile garantire le nostre valvole di sfogo emotivo: non c’è alcuna vergogna nel parlare con un collega, piangere, chiudersi in bagno per 5 minuti oppure uscire a prendere aria e staccare la spina per qualche minuto.

Una pentola a pressione, se non possiede una valvola di sfogo, esplode. Facciamo in modo di non esplodere anche noi.

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