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Tipo 2, potrebbe arrivare una terapia a base di caffeina

di Sara Di Santo

Diabete

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Una terapia a base di caffeina per combattere il diabete di tipo 2. Sulla rivista Nature è stato pubblicato uno studio condotto sui topi a cura di un gruppo di ricercatori del Politecnico di Zurigo, che non escludono la possibilità di test sull’uomo nel giro di circa un decennio. Pensando in grande – ha detto Francesco Purrello, presidente della Società italiana di diabetologia - se si riuscisse a portare avanti questa ricerca fino all'uomo si potrebbe liberare il paziente diabetico dalla terapia cronica iniettiva.

Combattere il diabete con l’aiuto del caffè, lo studio su Nature

Creare una terapia che possa contribuire alla cura del diabete mellito di tipo 2 grazie alle proprietà della molecola caffeina, la stessa che abitualmente consumiamo bevendo caffè o tè.

Ci sta lavorando un gruppo di ricercatori del Politecnico di Zurigo, sotto il coordinamento di Martin Fussenegger, che ha appena pubblicato uno studio sulla rivista Nature.

Per il momento non si fanno promesse sugli esseri umani, perché ad oggi i test sono stati condotti solamente su topi, ma gli studiosi non escludono che tra qualche anno questo approccio possa essere testato anche sull’uomo.

Quello messo a punto dagli esperti - specifica Francesco Purrello, presidente Sid - è un sistema che attiva un ormone 'intelligente', il Glp1, che viene prodotto da queste cellule grazie all'attivazione da parte della caffeina, ma che funziona, ad esempio stimola la secrezione di insulina, solo quando i livelli di glucosio nel sangue diventano elevati, evitando così il rischio di mandare l'individuo in ipoglicemia.

Pensando in grande, se si riuscisse a portare avanti questa ricerca fino all'uomo si potrebbe liberare il paziente diabetico dalla terapia cronica iniettiva

Secondo Purrello, uno degli aspetti più interessanti della ricerca è il fatto che l’induttore perno dello studio – la caffeina – è innocuo a queste dosi, mentre gli altri induttori testati fino ad oggi (come alcuni antibiotici, o il botulino) hanno effetti collaterali notevoli.

Il rilascio di ormone indotto dalla caffeina – spiega ancora Purrello - viene prodotto in una forma legata all’immunoglobulina IgG, quindi una molecola che si sa essere in grado di mascherare in parte il Glp-1 dagli enzimi che lo degradano, la sua completa eliminazione dal circolo sanguigno sarebbe rallentata. Un meccanismo che eviterebbe di assumere l'induttore, la caffeina, ad ogni pasto.

Prima che questi test possano essere trasferiti sull’uomo ci vorrà ancora del tempo, ma trovare una terapia a basso costo e poco invasiva per la persona è una delle grandi sfide odierne quando si parla di diabete mellito, che nella sua variante tipo 2 colpisce oltre 400 milioni di persone in tutto il mondo.

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