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Prediabete, cos'è e come riconoscerlo

di Domenica Servidio

Diabete

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Il prediabete è una condizione che rappresenta un potenziale campanello d'allarme per l'insorgenza di diabete di tipo 2. Nel prediabete la glicemia (il livello di glucosio nel sangue) è maggiore del normale (iperglicemia), ma non è così alta da permettere di diagnosticare il diabete. Il prediabete è una condizione che è possibile arginare, effettuando modifiche nel proprio stile di vita per ridurre il rischio di sviluppare la malattia e le sue complicanze. Avere un’alimentazione equilibrata e fare un’adeguata attività sportiva, ad esempio, sono elementi importanti affinché il prediabete non evolva in diabete di tipo 2.

Intolleranza glucidica, cos'è il prediabete

Cos'è il prediabete, come riconoscerlo e cosa mangiare

Ad oggi le ultime linee guida invitano ad usare il termine intolleranza glucidica, anziché prediabete, per sottolineare l’idea che la situazione possa essere ancora reversibile; questi due termini infatti, stanno ad indicare la stessa condizione che, è bene sottolinearlo, non è da considerarsi una malattia, ma solo un fattore di rischio per diabete e malattie cardiovascolari.

Il prediabete è una condizione che si può facilmente arginare, effettuando modifiche nel proprio stile di vita per ridurre il rischio di sviluppare la malattia e le sue complicanze. Avere un’alimentazione equilibrata e fare un’adeguata attività sportiva sono le chiavi affinché il prediabete non evolva in diabete di tipo 2.

Generalmente il prediabete non si manifesta con particolari sintomi. I più comuni segnali che una persona può riscontrare sono aumento della sete, minzione frequente, fatica e visione offuscata. Se a questi segnali si aggiungono anche fattori di rischio quali sovrappeso, inattività, età superiore ai 45 anni, casi in famiglia di diabete di tipo 2 e pressione alta, occorre consultare tempestivamente il proprio medico.

Quando si parla di prediabete

Il termine prediabete viene riservato a due condizioni di iniziale alterazione del metabolismo glucidico (metabolismo degli zuccheri) e precisamente:

  • Alterata glicemia a digiuno: si configura per valori di glicemia tra 100-125 mg/dl e si evidenzia con il semplice prelievo di sangue a digiuno
  • Ridotta tolleranza al glucosio: si valuta tramite curva da carico di glucosio e si evidenzia in caso di glicemia a 120 minuti compresa tra 140-199 mg/dL.

Si parla inoltre di prediabete anche nel caso di riscontro di emoglobina glicata (Hb glicata) compresa tra 42-48 mmol/mol.

Le prime due condizioni segnalano rispettivamente un’alterazione della glicemia a digiuno e della risposta glicemica dopo stimolo (in questo caso, per l’esame si utilizza il glucosio) e pertanto possono comparire isolatamente o essere compresenti.

La valutazione di queste iniziali alterazioni del metabolismo glucidico prevede il dosaggio periodico della glicemia plasmatica a digiuno e/o della Hb glicata; inoltre tale indagine si completa con l’esecuzione della curva da carico di glucosio allo scopo di escludere la presenza di diabete fino ad allora misconosciuto, in particolare in presenza di altri fattori di rischio di diabete (obesità, familiarità per diabete, etc).

Se la glicemia a digiuno è di norma superiore a 110, ma inferiore a 126 mg/dl (alterata glicemia a digiuno), è utile fare il test di tolleranza al glucosio orale, che permette di accertare la presenza di ridotta tolleranza glicidica (si dice che si è intolleranti al glucosio con glicemie dopo 2 ore dal test fino a 199 mg/dl) o di diabete (i valori sono uguali o superiori ai 200 mg/dl dopo 2 ore di prova da carico di glucosio).

Va ricordato che tale test da carico andrebbe fatto periodicamente anche in soggetti con altri fattori di rischio noti per il diabete (per es. ultracinquantenni, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, obesità viscerale, familiarità, etc.).


Individuare il rischio di prediabete

È stato ampiamente dimostrato che se si iniziano a controllare i valori di iperglicemia sin dalla fase di prediabete, si può ritardare o addirittura prevenire l’insorgenza del diabete mellito di tipo 2.

Inoltre, nella fase di prediabete si possono già prevenire le possibili complicanze del diabete, che sono il vero problema di questa malattia. I danni a lungo termine, soprattutto al cuore e al sistema circolatorio, si avviano già in questa fase in modo subdolo e silenzioso.

Di sicuro, vale la pena di farlo per mantenere la propria salute il più a lungo possibile.

Prediabete e farmaci

Ad oggi non è stato approvato alcun farmaco per la cura del prediabete, tuttavia alcuni principi attivi sembrano efficaci per ritardare la comparsa del diabete o per prevenirlo, ma resta sempre valida l’applicazione di modifiche alla dieta, l’esercizio fisico e il dimagrimento, se necessario.

Attualmente gli esperti sono convinti che, mangiare sano, aumentare l’attività fisica e perdere peso siano metodi utili per curare l’intolleranza glucidica, più efficaci rispetto ai soli farmaci. Gli esperti consigliano a chi soffre di prediabete di perdere dal 5 al 10 per cento del proprio peso e di fare qualsiasi attività fisica di intensità moderata per mezz’ora al giorno. In alcuni pazienti intervenire con tempestività può addirittura far diminuire la glicemia, riportandola a livelli normali.

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