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Rischio clinico

Gestione rischio infettivo per infermieri di sala operatoria

di Ivan Loddo

Sala Operatoria

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Gli infermieri, in particolare quelli di sala operatoria, sono esposti ad un marcato rischio di contagio infettivo-biologico. Come deve comportarsi un infermiere per prevenire il rischio infettivo? E quali sono le procedure che un infermiere di sala operatoria deve porre in essere nel caso in cui incorra in una lesione provocata da strumenti potenzialmente infetti?

Infermieri sala operatoria: Prevenzione e gestione del rischio infettivo

Il rischio infettivo per gli infermieri di sala operatoria è molto alto

La sala operatoria rappresenta, statisticamente, uno degli ambienti lavorativi nei quali il rischio biologico-infettivo per il personale sanitario e il paziente è molto più marcato rispetto ad altre unità operative.

Le cause di tale problematica sono da ricercare principalmente nell’invasività intrinseca dell'atto chirurgico in generale e nella tipologia di lavoro svolto dall'équipe chirurgica, che, essendo sottoposta a importanti carichi lavorativi che contemplano una notevole tensione fisica e psicologica, risulta particolarmente vulnerabile ai rischi di contagio.

Tra le principali patologie a rischio infettivo rientrano l'Epatite C, l'Epatite B e, con minore incidenza, l'AIDS.

In linea generale sono gli infermieri i professionisti sanitari i più esposti a tale rischio professionale in sala operatoria, con gli infermieri strumentisti che registrano, in media, un tasso più alto di infortuni, seguiti dagli infermieri di sala.

Le ferite da strumenti da taglio o da punta sono i maggiori veicoli di infezione e da alcuni studi condotti in materia non sembra essere chiara quale sia la soluzione che offra una significativa riduzione dell'incidenza degli infortuni sopracitati nonostante negli anni le misure preventive abbiano avuto una escalation significativa.

Le raccomandazioni per prevenire il rischio infettivo

In ambito ospedaliero il rischio biologico rappresenta una tipologia di rischio correlato all'attività sanitaria alla quale ogni professionista sanitario si espone e gli infermieri, con il 60% di di prevalenza rispetto alle altre figure, sono la categoria ospedaliera più esposta agli agenti biologici (sangue, saliva, sudore, urina, ecc.), possibili veicoli di patologie infettive.

Con il termine rischio biologico-infettivo si intende quindi la possibilità che, in seguito ad esposizione o contatto diretto con materiale infetto, il soggetto possa infettarsi.

Esso deriva essenzialmente da due elementi:

  • rischio di contatto
  • rischio di contrarre la malattia

Per gli infermieri il rischio biologico può essere rappresentato da qualsiasi tipologia di malattia infettiva o virus, visto e considerato che non esiste ovviamente una selezione di pazienti da prendere in carico, soprattutto in sala operatoria, dove il rischio infettivo è tra i più elevati rispetto alle altre unità operative.

I rischi più ricorrenti sono storicamente rappresentati da:

  • Virus HIV
  • Virus HCV
  • Virus HBV

Per quanto riguarda le modalità di trasmissione dovute a contatto diretto o indiretto con i fluidi corporei - in particolar modo il sangue - risultano quelle più comuni.

Le misure preventive al fine di evitare contatti con i fluidi veicoli di virus sono volte ad evitare il contatto parenterale, cutaneo e mucoso con quest'ultimi, al fine di evitare l'insorgenza di patologie infettive responsabili di gravi danni fisici permanenti.

I provvedimenti di prevenzione contro le patologie infettive in sala operatoria riguardano ogni membro dell'équipe chirurgica e anestesiologica e vanno applicati durante ogni manovra diagnostica o assistenziale che preveda un rischio tangibile, sia in situazioni d'urgenza che in quelle di routine.

Le precauzioni standard o universali prevedono il fondamentale lavaggio delle mani (sociale, chirurgico e antisettico) antecedente e successivo ad ogni atto medico-infermieristico e dopo ogni contatto accidentale con i fluidi, compreso l'utilizzo di dispositivi di protezione individuale (DPI) monouso e monopaziente, che rispettino le norme vigenti e che comprendano l'utilizzo di:

  • guanti (sterili e non sterili)
  • camici di protezione (idrorepellenti)
  • maschere e occhiali protettivi.

Gli operatori che presentano lesioni e micro-lesioni cutanee devono evitare manovre assistenziali invasive e il contatto con presidi contaminati, che, se successivamente riutilizzabili e quindi non monouso, devono seguire le idonee procedure di decontaminazione, lavaggio e sterilizzazione.

Procedure che hanno l'obiettivo di tutelare il paziente in primis.

In letteratura è dimostrato quanto sia poco utile, al fine di limitare il rischio infettivo per gli operatori sanitari che prestano attività lavorativa in sala operatoria, l'esecuzione routinaria degli esami virologici.

Sembrerebbe che questo scateni nei professionisti una preoccupante falsa sicurezza derivante dal possibile esito negativo di tali esami.

La sicurezza degli operatori è piuttosto garantita dall'applicazione rigorosa di procedure e protocolli di prevenzione universali, che non prendano in considerazione i soli pazienti affetti da patologie infettive.

Procedure standard in caso di lesioni con strumenti potenzialmente infetti

Da studi condotti sugli infermieri di sala operatoria si evince come il numero di infortuni dovuti a lesioni provocate da strumenti da punto o da taglio nella categoria sia statisticamente considerevole.

I fattori che generano questa statistica negativa si riconducono, oltre all'invasività intrinseca delle operazioni chirurgiche che produce un contatto costante con i fluidi corporei del paziente, alla tipologia di attività che comporta livelli di stress decisamente elevati e alla tipologia di strumentario “pericoloso” manovrato.

L'analisi del fenomeno ha portato in più di un'occasione ad evidenziare come, in particolar modo negli strumentisti, il numero di infortuni subiti non si pone in relazione agli anni di esperienza lavorativa, ma è comunque proporzionale al numero di interventi eseguiti e associato a determinati momenti dell'atto chirurgico, ad esempio l'incisione.

Le infezioni da HCV e HBV negli infermieri sottoposti a ferite da presidi contaminati è un evento piuttosto raro, soltanto l'1% degli operatori sviluppa un’infezione in seguito ad una ferita accidentale, ma il rischio aumenta di alcuni punti percentuali nei casi in cui il contatto parenterale sia più duraturo.

Si è constatata una ancor più bassa percentuale di infettati per HIV, complice la riduzione complessiva dei pazienti affetti da AIDS negli ultimi anni.

In caso di puntura accidentale con tagliente contaminato è raccomandabile utilizzare delle procedure standard ministeriali che riducano i rischi di contagio:

  • far sanguinare il sito leso,
  • detergere la ferita con acqua e sapone,
  • disinfettare con clorossidante elettrolitico (Amuchina) o Iodopovidone.

Nel caso si verifichi una contaminazione di mucose è necessario sciacquare con acqua corrente per 10-15 minuti senza sfregare, evitando l'uso di disinfettanti, mentre nel caso in cui ad essere contaminata sia una porzione di cute lesa, le procedure prevedono abbondante lavaggio e disinfezione del sito.

Successivamente a queste misure è importante procedere alla segnalazione al Responsabile di Unità Operativa per eseguire un rapporto sull'accaduto e far acquisire il consenso dal “paziente fonte” per un prelievo ematico per esami virologici.

Lo step successivo prevede una visita al Pronto soccorso o presso altra struttura idonea per:

  • denuncia infortunio
  • prelievo per la ricerca di anticorpi anti-HIV, anti-HCV, HBSAg, HbsAb,
  • eventuale profilassi post-esposizione.

In ultima analisi la documentazione prodotta deve essere consegnata presso la Direzione Sanitaria, che, dopo aver preso atto, programmerà i controlli successivi sull'infortunato.

L'importanza delle politiche di prevenzione

In termini di sicurezza e prevenzione sul rischio infettivo negli operatori sanitari, nel corso degli anni, sono stati fatti dei grossi passi in avanti, soprattutto in termini legislativi.

In Italia la politica di prevenzione, che non deve smettere di essere incentivata, rende beneficio ad un’instancabile categoria di lavoratori, che merita di essere tutelata sotto tutti i punti di vista.

I risultati evidenziano ulteriormente l'importanza di giocare d'anticipo sulle problematiche sanitarie, attraverso un sistema che educhi ad un utilizzo rigoroso e sempre maggiore dei protocolli ministeriali di prevenzione e denuncia, a tutela di tutti i professionisti.

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