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Valorizzare il tempo degli infermieri in sala operatoria: la sfida del Non-Value Report

di Sandra Ausili

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La pressione crescente sui servizi sanitari richiede modelli organizzativi in cui l’efficienza operativa sia integrata con il rispetto della qualità relazionale e del lavoro clinico. Il Non-Value Report, elaborato con il supporto di una survey internazionale e il contributo di un panel di esperti multidisciplinari, apre una riflessione approfondita sulla gestione del tempo in sala operatoria, identificando le attività che non generano valore aggiunto per il paziente e proponendo soluzioni concrete per ottimizzare risorse, garantire qualità del lavoro infermieristico e restituire centralità alla cura.

Una fotografia del lavoro in sala operatoria

Il report si basa su una survey condotta su 200 infermieri di sala operatoria in quattro Paesi europei (Regno Unito, Germania, Svezia e Polonia), integrata da un’analisi della letteratura scientifica e dal supporto di professionisti specializzati in gestione delle risorse chirurgiche e organizzazione sanitaria.

I risultati parlano chiaro: oltre il 70% degli infermieri riferisce di temere che la mancanza di tempo comprometta la sicurezza del paziente.

Più della metà ha dichiarato di trascurare, contro la propria volontà, aspetti fondamentali come il supporto emotivo e la rassicurazione. Il 56% ha persino valutato l’idea di lasciare la professione, esasperato dal peso di attività ripetitive, burocratiche o mal distribuite.

Questi dati suggeriscono l’esistenza di un carico di lavoro non sempre legato alla funzione infermieristica propriamente detta, ma spesso determinato da compiti delegabili o da inefficienze strutturali nei processi organizzativi.

Il tempo come risorsa clinica, un nuovo approccio organizzativo

Il Non-Value Report si colloca nel contesto del value-based healthcare, un modello che definisce il valore come il rapporto tra gli esiti ottenuti e le risorse impiegate per raggiungerli.

In questo scenario, l’efficienza non può essere interpretata come un semplice incremento delle attività svolte, ma come la capacità di migliorare la qualità dei processi, ridurre gli sprechi, valorizzare le competenze professionali e proteggere il tempo che gli operatori sanitari dedicano direttamente alla cura del paziente.

L’obiettivo è ripensare l’organizzazione della sala operatoria in modo che ogni risorsa, a partire da quella umana, venga utilizzata in maniera appropriata e mirata, contribuendo così a un’assistenza più sostenibile, sicura e centrata sulla persona.

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