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Pubblico Impiego

Rinnovo contratti, al Governo l'atto di indirizzo delle Regioni

di Redazione

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Il Comitato di settore ha ufficialmente inviato al Governo l'atto di indirizzo per il rinnovo del contratto del personale del Ssn. Il presidente del Comitato, Massimo Garavaglia, ha dichiarato che si può avviare la procedura per riuscire, in tempi brevissimi, ad aprire i tavoli sindacali in Aran. Confermata la nascita e la regolamentazione nel contratto del "professionista specialista" e riconosciuta la presenza, l'efficacia e la necessità dei reparti a gestione infermieristica e di investire nello sviluppo delle professioni.

Rinnovo contratti, ecco l'atto di indirizzo: Confermato lo specialista

Inviato al Governo l'atto di indirizzo per il rinnovo del contratto del personale Ssn

Via libera definitivo (e ufficiale) all’atto di indirizzo per il rinnovo del contratto del personale Ssn. Il Comitato di settore ha trasmesso al presidente del Consiglio e ai ministri della Pubblica amministrazione, dell’Economia e della Salute il testo finale e il presidente del Comitato, l’assessore lombardo al bilancio Massimo Garavaglia, ha dichiarato che l’invio apre la strada per avviare la procedura prevista dal Decreto legislativo 165 al fine di riuscire, in tempi brevissimi, ad aprire i tavoli sindacali in Aran. Dopo 8 anni di blocco della contrattazione questo atto si propone l’obiettivo di attuare le novità legislative intervenute in questi anni per migliorare le condizioni di lavoro anche in relazione ai nuovi assetti organizzativi.

Nuovi assetti organizzativi che si leggono già nelle premesse dell’atto in cui si sottolinea che il nuovo assetto del Ssn si fonda su un delicato equilibrio tra strutture e funzioni, dove accanto a una rivista struttura ospedaliera per acuzie, articolata funzionalmente e strutturalmente per dipartimenti, si è consolidato un modello organizzativo per intensità di cure e dove il rapporto tra ospedale e territorio è segnato dalla coesistenza di strutture organizzate secondo i modelli preesistenti, magari con forti differenziazioni tra singole realtà regionali.

C’è poi da puntare sulla motivazione del professionista e lo strumento è la revisione dell’assetto contrattuale del trinomio carriere – rapporto tra professioni – risorse (quantificazione e certezza) assume carattere centrale.

Sulle risorse, purtroppo, nulla di nuovo. Per averle tutte sarà necessario aspettare la legge di Bilancio 2018 che dovrà mantenere la promessa contenuta nell’accordo Governo-sindacati di fine 2016 e intanto gli aumenti sono quelli previsti dal Dpcm 27 febbraio 2017: 0.36%, 1.09% e 1.45% del monte salari utile per il contratto determinato sulla base dei dati del conto annuale 2015 rispettivamente per il 2016, 2017 e 2018 che si aggiungono all’ indennità di vacanza contrattuale, corrisposta dal 2010.

Quello che cambia davvero intanto è l’assetto professionale

È confermata la previsione dell’area delle professioni sociosanitarie che comporterebbe la riscrittura della vecchia articolazione del personale nei quattro ruoli (sanitario, professionale, tecnico ed amministrativo) “non più aderente all’evoluzione scientifica, tecnologica, normativa e formativa intervenuta nel trentennio successivo e che ha prodotto l’attuale sistema nel quale prevale la mission di salute più che di sanità in senso stretto. In questa area andrà individuato un inquadramento adeguato e coerente per tutti quei profili professionali che non sono riconosciuti all’interno dell’attuale sistema delle professioni sanitarie, ma che nella visione nuova di tutela della salute, ricoprono funzioni utili ed efficaci per il “piano terapeutico” e per l’intera organizzazione del lavoro.

Intanto l’atto di indirizzo suggerisce la seguente suddivisione del personale nelle seguenti aree funzionali:

  • Area sanitaria: professioni sanitarie infermieristiche – ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione e le arti sanitarie ausiliarie
  • Area dell’integrazione sociosanitaria: operatori di interesse sanitario, Oss compreso, il personale appartenente ai profili di assistente sociale, di educatore professionale, di puericultrice
  • Area di amministrazione dei fattori produttivi: personale amministrativo, tecnico e professionale
  • Area della ricerca (da istituire a seguito dei provvedimenti legislativi di cui al Titolo VI, punto 2 degli atti di indirizzo).

La conferma della nascita del professionista specialista

Ma soprattutto si conferma la nascita del “professionista specialista” - come già anticipato da Francesco Saverio Proia - e il contratto descriverà, analogamente a quanto già fatto per l’insieme dei profili, le declaratorie delle competenze proprie delle posizioni di “professionista specialista” e di “professionista esperto” delle professioni sanitarie infermieristica - ostetrica, tecnica, della riabilitazione e della prevenzione, nel rispetto di quanto previsto dal profilo professionale, dal percorso formativo e dal codice deontologico, salvaguardando le specifiche competenze professionali degli altri professionisti.

L’atto di indirizzo specifica che:

  • la posizione di professionista specialista è attribuita al professionista laureato delle professioni sanitarie in possesso del master di primo livello di cui all’art. 6 della Legge n.43/06;
  • la posizione di professionista esperto è attribuita al professionista che ha acquisito competenze avanzate, tramite percorsi formativi complementari regionali e attraverso l’esercizio di attività professionali, anche in base a protocolli concordati tra le rappresentanze delle professioni interessate, di quelle mediche e dell’area sanitaria più in generale;
  • tali posizioni si configurano come incarichi professionali, per cui il contratto dovrà procedere alla individuazione di apposite metodologie di assegnazioni, valutazione e revoca.

Per quanto riguarda le posizioni organizzative, l’atto di indirizzo prevede la semplificazione e sistematizzazione della collocazione contrattuale delle “figure” o meglio delle “posizioni” che hanno forti contenuti gestionali oltre che professionali. Una semplificazione che deve necessariamente riguardare il rapporto e la collocazione dei coordinamenti e delle posizioni organizzative (da ipotizzare in completa disponibilità dell’Azienda), con uno stretto collegamento tra queste e i processi organizzativi sia in termini di funzione (richiesta e svolta), sia in termini di incarico (e le sue dinamiche) e sia in termini di rapporto tra le funzioni gestionali e quelle professionali che continuano a essere svolte, ipotizzando, anche, talune posizioni organizzative (quelle a valenza dipartimentale) possano trovare finanziamento al di fuori della gestione dei fondi contrattuali.

Le Regioni e il ministero della Salute hanno definitivamente mantenuto la promessa e la coerenza – commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale Ipasvi -. La promessa era di dare un nuovo impulso alla valorizzazione delle professioni sanitarie seguendo le linee indicate nel Patto per la salute e nel recepimento di tutte le ultime direttive europee in materia. La coerenza perché sono state le Regioni le prime a sottoscrivere e approvare con la bozza di accordo Stato-Regioni ancora in sospeso e, in alcune realtà a rendere già operative, le nuove competenze degli infermieri. Spetterà poi all’Osservatorio nazionale per le professioni sanitarie prevedere i vari percorsi formativi, compreso, per la laurea magistrale il nuovo indirizzo clinico, implicito nella nuova figura di professionista specialista.

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