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Pubblico Impiego

Stipendio sanitari, in 10 anni persi quasi 3mila euro

di Redazione Roma

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Allarme organici e retribuzioni del personale sanitario. L’impennata di contagi nella pandemia ha accentuato due problemi fondanti per il comparto, che invece occorre affrontare e risolvere subito. In questo senso la proposta di Salutequità viaggia sul doppio binario: rafforzare l’assistenza e rendere il Servizio sanitario nazionale più attrattivo, con rinnovi contrattuali all’altezza dei professionisti.

Retribuzione sanitari: in rosso i professionisti del comparto

La differenza 2009-2019 resta positiva per la dirigenza sanitaria e va in rosso per il comparto

L’impennata di casi Covid legata alla variante dell’orrore Omicron ha rimarcato una problematica già conosciuta da anni: in Italia le strutture ci sono, mancano però i professionisti della sanità, infermieri in testa. La stessa Commissione Ue, nel suo ultimo report sulla situazione di casa nostra, scrive che il paese impiega meno infermieri rispetto a quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale e il loro numero (6,2 per 1 000 abitanti) è inferiore del 25% alla media Ue. Vista la diminuzione del numero di infermieri laureati dal 2014, le carenze di personale in questo settore sono destinate ad aggravarsi in futuro. Allo stato attuale le stime della Fnopi parlano di carenze pari a 63mila unità; in parallelo, i calcoli dell’Università Bocconi di Milano oltrepassano le 101mila mentre quelli di Agenas tratteggiano una mancanza di non meno di 80mila professionisti. Il già citato aumento dei contagi, inoltre, ha provocato un’ulteriore carenza all’interno delle strutture di almeno il 20% del personale.

Una premessa doverosa, questa, per meglio comprendere l’urgenza di invertire la rotta e cambiare il passo – fin da oggi – espressa da Tonino Aceti, presidente di Salutequità, organizzazione per la valutazione della qualità delle politiche per la salute. Tutto ciò ha e continuerà ad avere un impatto anche sul blocco delle cure “programmabili”, ostacolando il diritto all’accesso al Servizio sanitario nazionale da parte dei pazienti non Covid, prendendo il la da quelli con malattie croniche e rare, le parole di Aceti. A pesare ancora di più, però, ci sono anche le difficoltà legate alle condizioni di lavoro attuali dei professionisti del comparto. E qui Salutequità sviscera una serie di numeri e dati tutt’altro che irrilevanti.

Anche con l’ultimo contratto 2016-2018 si è giunti – in dieci anni appunto – ad aumenti rispetto al 2009 (anno dell’ultimo contratto prima dello stop di dieci anni) che vanno da una media su 13 mensilità di 6.601 euro lordi (4.291 netti circa) per i medici a 2.364 circa lordi (1.536,5 netti) del personale del comparto con funzioni riabilitative (gli infermieri, i più numerosi, sono a quota 2.600 lordi e 1.690 netti, sempre su 13 mensilità). Fino a questo punto le somme calcolate in maniera secca.

Retribuzioni: la situazione tra 2009 e 2019 (valori in euro)
Ruolo 2009 2019 Diff. 2009 con ppp* Diff. con ppp Netto mensile su 13 mensilità
Dirig. sanitari non medici 59.870 74.657 -14.787 66.814 7.843 3.733
Medici 73.692 85.814 12.122 82.240 3.574 4.291
Odontoiatri 60.381 72.054 11.672 67.386 4.668 3.603
Personale funzioni riabilitative 29.503 30.730 1.227 32.925 -2.195 1.537
Personale infermieristico 32.234 33.808 1.574 35.973 -2.165 1.690
Personale tecnico sanitario 32.589 33.519 930 36.369 -2.850 1.676
Personale vigilanza e ispezione 33.192 34.592 1.400 37.042 -2.450 1.730
Totale (media) 44.473 50.254 5.781 49.632 622 2.513
*ppp = parità di potere di acquisto
Fonte: Salutequità su Conto Annuale RGS 2019

Ma applicando gli indici di parità di potere di acquisto al valore del 2009 e sottraendo l’importo ottenuto da quello complessivo 2019 come indicato dal Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, si vede che in realtà la differenza 2009-2019 resta positiva per la dirigenza sanitaria e va in rosso per il comparto (il personale non dirigente) con un massimo di circa -2.850 euro per il personale del ruolo tecnico sanitario e un minimo, sempre in media, di -2.165 circa per il personale infermieristico. Una riduzione non compensata dalle indennità previste dalle Leggi di Bilancio, che, una volta erogate, valgono 1.249 euro lordi l’anno per gli infermieri e 843 euro lordi l’anno per le altre professioni sanitarie a cui si aggiungono gli Oss e gli assistenti sociali.

Unità di personale sanitario SSN: differenza tra 2009 e 2019
Categorie Uomini Donne Totale
Medici -15.342 9.685 -5.657
Veterinari -1.091 288 -803
Odontoiatri -35 -14 -49
Dirig. sanitari non medici -1.443 -608 -2.051
Dirigenti professioni sanitarie 184 290 474
Personale infermieristico -4.375 -4.022 -8.397
Personale tecnico sanitario -2.267 1.276 -991
Personale vigilanza e ispezione -1.765 179 -1.586
Personale funzioni riabilitative -234 -589 -823
Totale -26.368 6.485 -19.883
Perdita complessiva del personale Ssn
Totale -44.156 73 -44.083
Fonte: Salutequità su Conto Annuale RGS 2019 e Annuario SSN MinSal

Salutequità: giusta valorizzazione delle competenze sanitarie

Riprende Aceti: Occorre continuare a rafforzare “l’organico” del Ssn così come riconoscere con i fatti il giusto valore dello stesso personale. Secondo il presidente di Salutequità urgono condizioni lavorative e retribuzioni all’altezza del livello di responsabilità, professionalità e dell’importante livello di fiducia che la popolazione ripone nei confronti dei sanitari. Viene altresì fatto notare che fin qui si è rimandato alla retribuzione media mensile a livello nazionale. Analizzando con gli stessi criteri la retribuzione media mensile a livello regionale, si nota che ai 2.294 euro della Provincia autonoma di Bolzano, si hanno come contraltare i 1.561 della Basilicata. Tuttavia, sulla cifra incide parecchio anche la carenza di personale che lascia spazio alla corresponsione di straordinari, tanto che, ad esempio, in Campania (la Regione con la quota più alta di straordinari, ma anche tra quelle con le maggiori carenze di professionisti) si raggiunge quota 1.760 euro mensili e analogamente nel Lazio (seconda Regione con la quota più elevata di straordinari) di 1.736 euro mensili.

Sul piatto della bilancia a pesare non è esclusivamente la mancanza di rinnovi contrattuali, la parità di potere di acquisto e la differenza tra le Regioni, ma anche l’estrema diversità delle retribuzioni tra dirigenza e comparto. Quindi Aceti conclude: Giusta valorizzazione della competenza e della professionalità del personale dipendente del Ssn, dirigente e non dirigente, maggiore equità retributiva tra realtà territoriali e professionisti, sblocco delle diverse indennità istituite e finanziate in questi anni ma ancora non erogate, come ad esempio l’indennità degli infermieri, del personale sanitario non dirigente e quella del personale del Pronto soccorso, sono alcune priorità che devono essere affrontate subito, a partire dai rinnovi contrattuali annunciati e che dovranno aprire a una nuova stagione di rilancio della sanità pubblica per il personale e i cittadini che ne usufruiscono.

E sui Pronto soccorso l’allarme – congiuntamente a quello della valorizzazione, anche economica, delle competenze – è più incisivo nell’ottica degli organici. La desertificazione degli organici di medici e infermieri nel sistema dell’emergenza, pronto soccorso e 118, infatti, costituisce un fenomeno preoccupante. In questo senso i dati del Centro Studi Nazionale Simeu – dichiara Maria Pia Ruggieri, past presidente Società italiana della medicina di emergenza-urgenza – rimarcano l’attuale carenza di 4.000 medici e 10.000 infermieri rispetto alle necessità.

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