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Cgil Cisl Uil Fpl: nessun accordo con Regione sui precari

di Redazione Roma

Pubblico Impiego

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In assenza di un confronto vero, proclameremo lo stato di agitazione della sanità regionale e procederemo con iniziative di protesta. È la ferma presa di posizione dei segretari regionali di categoria, che rimarcano: Programmazione sugli organici e valorizzazione del personale sanitario, non miniproroghe.

Cgil Cisl Uil: senza certezze per i precari sarà stato di agitazione

Lazio, Cgil Cisl Uil: Due mesi di trattativa per dare sicurezza a lavoratori e cittadini andati in fumo. Serve programmazione su organici e valorizzazione, non una miniproroga. Al via la protesta

Portare avanti una programmazione e non, invece, “abdicare” qualsivoglia forma di pianificazione, orientandosi su scelte che, di fatto, non accontentano nessuno.

È dura la presa di posizione di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio Sanità nei confronti della Regione Lazio che, attraverso un comunicato, avvertono: In mancanza di un confronto vero, proclameremo lo stato di agitazione di tutta la sanità regionale e daremo il via ad iniziative di protesta.

L’obiettivo è chiaro: Occorre un riassetto che permetta alle persone di lavorare nel migliore dei modi: proroghe, stabilizzazioni, assunzioni, risorse. E risposta immediata.

Ma cosa rimproverano, nello specifico, Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, rispettivamente segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio? In primis, a parere dei segretari regionali di categoria, la Regione ha evitato il confronto. Al posto di quello che doveva essere un accordo di prospettiva con l’intento di dare certezza ai 3.500 precari assunti nei mesi scorsi per fronteggiare la pandemia, dalla Regione Lazio è giunto un atto unilaterale che non rende un vero futuro agli operatori né tantomeno alla domanda di sicurezza e salute dei cittadini – spiegano –, aggiungendo che di fatto la Direzione regionale Salute ha disposto la miniproroga dei contratti a tempo (soltanto fino a dicembre 2021), vanificando due mesi di trattativa.

Soprattutto, senza sottoscrivere un accordo di impegno politico che fornisse una prospettiva oltre questa data. Un termine ultimo che Cenciarelli, Chierchia e Bernardini ritengono inaccettabile. È impensabile smarrire il patrimonio di esperienza e professionalità costituito da oltre 3.500 precari – tra infermieri, OSS, tecnici, ostetriche, personale amministrativo e assistenziale – che è basilare per mandar avanti i servizi alla salute e la lotta al Covid-19, certamente non al capolinea con la fine dell’anno.

Ciò che fa rabbia alle sigle sindacali è che il confronto avviato con la Regione non ha avuto alcun esito. Continuano: Avevamo chiesto una programmazione seria e di lungo periodo, su personale e organizzazione, attraverso la verifica dei fabbisogni reali di un sistema già sovraccarico, che altrimenti non può reggere la pressione dell’emergenza e, al contempo, della campagna vaccinale. Ragione per cui i sindacati di categoria Cgil-Cisl-Uil avevano dato il là ad un confronto per giungere ad un accordo politico capace di definire un iter di stabilizzazione per i lavoratori precari, prevedendo nel frattempo delle proroghe sostanziali dei contratti in essere e di un concreto piano straordinario di assunzioni.

Oltremodo la beffa e il danno sembrerebbero andare di pari passo, poiché – incalzano i segretari regionali di categoria – alcune aziende già si erano attivate, in maniera autonoma e con responsabilità, chiudendo dei contratti anche oltre l’anno in corso, considerata l’assoluta urgenza di colmare le lacune negli organici e di carattere assistenziale.

C’è grande amarezza, poiché si tratta di professionisti che hanno impiegato un anno a contrastare il Covid all’interno dei reparti e nelle strutture per poi vedersi negare qualsivoglia garanzia. Il rischio tangibile è che di fronte a un trattamento così, in tanti opteranno di andare altrove, quando già le attività di cura e assistenza si reggono sull’impegno incredibile di organici ridotti allo stremo, questa la preoccupazione.

A tale proposito, i segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio ricordano le recenti vicende del San Giovanni e del Sant’Andrea (che, ancora alla fine del mese scorso marzo, insieme al Pertini, al Sant’Eugenio, all’ospedale dei Castelli e al policlinico Tor Vergata, vedevano le ambulanze ferme dinanzi ai Pronto soccorso con a bordo pazienti Covid oppure con altre patologie, in attesa di ricovero), tra carichi di lavoro aumentati, turni moltiplicati e retribuzione che scende.

Pertanto occorre valorizzare lavoro e competenze, dare riconoscimento a chi si è sacrificato per la collettività. Poi, è assurdo non avere ancora onorato l’impegno a corrispondere il “premio Covid” previsto da un accordo del novembre 2020. Senza dimenticare che non si è ancora provveduto a immunizzare l’intero personale.

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Giornalista

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