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Competenze avanzate, Lanzarin: delibera Veneto in linea con Ccnl

di Annalisa Silvestro

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La delibera della Regione Veneto sulla valorizzazione delle professioni sanitarie ha provocato scintille fra sindacati medici e infermieri, sulle competenze avanzate conferite dalla Regione Veneto a questi ultimi. Tra le critiche alla delibera, quella di essere “in contrasto con la normativa di legge nazionale” e quella di voler sopperire alla carenza di medici con altri professionisti sanitari, che “costano meno e sono molto più manovrabili”. Non si tratta di risparmiare – spiega in una lunga intervista l’assessore alla sanità Manuela Lanzarin - ma di impiegare in modo appropriato le risorse, in questo caso umane, coniugando efficacia, efficienza ed esiti sui pazienti.

Delibera Veneto competenze avanzate, Lanzarin: nessuna invasione di campo

Manuela Lanzarin, Assessore a sanità servizi sociali - Regione Veneto

Nell’ottobre dello scorso anno la Regione Veneto ha approvato la deliberazione n.1580 che istituisce percorsi di formazione complementare regionale per l’acquisizione di competenze avanzate spendibili nell’ambito del sistema sanitario regionale.

Di fatto quella del Veneto è la prima delibera regionale ad avviare le procedure per dare attuazione alle norme contrattuali relative agli incarichi professionali di “professionista esperto” e “professionista specialista”. Manuela Lanzarin, assessore a sanità, servizi sociali, programmazione socio-sanitaria della Regione Veneto, ne spiega il razionale in un’intervista.

Quali motivazioni vi hanno indotto ad assumere la deliberazione n.1580?

Fondamentalmente due. La prima è l’approvazione del nuovo PSSR 2019-2023, con la L. 48/2018, in cui nella parte relativa al governo e alle politiche del personale, tra gli obiettivi strategici vi è l’incremento delle competenze e lo sviluppo del potenziale del personale e viene considerato fondamentale il riconoscimento del contributo di tutte le professioni sanitarie attraverso l’individuazione degli ambiti che richiedono l’espansione e/o l’estensione delle competenze proprie dei profili professionali.

La seconda è nella nuova disciplina degli incarichi di funzione, tra cui quelli professionali, introdotta dall’ultimo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto sanità, sottoscritto il 21 maggio 2018.

Per gli incarichi professionali di esperto, il CCNL indica come requisito il possesso di “competenze avanzate” acquisibili per mezzo di percorsi formativi complementari regionali e attraverso l’esercizio di attività professionali riconosciute dalle Regioni.

È conseguente che la Giunta regionale abbia adottato una deliberazione coerente con quanto disposto dal PSSR vigente e che metta in condizione il personale di maturare i requisiti previsti dal contratto per poter concorrere all’attribuzione di incarichi professionali.

Nella deliberazione si delinea una specifica proposta per individuare e, quindi, inserire i professionisti delle professioni sanitarie nei percorsi formativi complementari. Ce ne vuole parlare?

I corsi sono aperti a un numero limitato di professionisti sanitari, che viene definito sulla base del fabbisogno espresso dalle Direzioni delle Aziende sanitarie, tenendo in considerazione di avere un numero sufficientemente ampio di formati per espletare i successivi avvisi di attribuzione di incarico professionale a livello aziendale.

Questi professionisti, poi, devono possedere dei requisiti, esplicitati di volta in volta nell’atto che istituisce il corso, anche se è stato definito, come requisito minimo comune, che negli ultimi 5 ne abbiano almeno 3 anni di attività professionale, attestati dall’azienda sanitaria di appartenenza.

Per quanto riguarda invece la procedura di ammissione verrà pubblicato un bando regionale in base al quale le Aziende sanitarie selezioneranno, tra i propri dipendenti, i candidati ammissibili al corso seguendo la procedura e applicando i criteri definiti nel bando stesso.

La Regione ha definito, strutturato e inserito specifiche proposte e progetti formativi nella deliberazione n.1580. Di quali professionisti si è avvalsa e quali strutture formative utilizzerà?

Per la definizione di ciascun progetto formativo sono stati coinvolti, a seconda dell’ambito di competenza avanzata, professionisti che attualmente lavorano nei contesti assistenziali, dirigenti delle professioni sanitarie e medici.

Riguardo alle strutture formative, per i corsi già deliberati è previsto che la formazione teorica avvenga per due corsi nelle strutture della Fondazione Scuola di Sanità Pubblica e per la parte pratica/esercitativa, presso il SIFARV che è un centro di formazione e simulazione avanzata. Un corso, inoltre, verrà tenuto completamente presso le strutture dell’Azienda Ospedaliera Universitaria integrata di Verona.

La parte di formazione pratica verrà svolta presso le singole aziende di appartenenza dei partecipanti per sfruttare l’opportunità formativa e promuovere la riorganizzazione dei servizi.

La Regione ha inteso riconoscere anche i percorsi formativi pregressi e le competenze assimilabili a quelle avanzate già acquisite ed esercitate dai professionisti operanti nel SSR. Quali sono state le motivazioni di tale decisione?

C’è la profonda convinzione che la valorizzazione dei professionisti sanitari sia una delle leve fondamentali per produrre un effetto attrattivo del servizio sanitario pubblico sul personale e per garantire l’ottimale funzionamento dei servizi attraverso il riconoscimento e il mantenimento del know-how che in questi anni si è comunque sviluppato.

La Regione, dunque, riconosce percorsi formativi pregressi e competenze già acquisite ed esercitate. Così facendo, non potrebbero essere mortificate oppure spostate in là nel tempo le aspettative di sviluppo e progressione professionale dei giovani professionisti sanitari?

Riteniamo che non si corra questo rischio. Si tratta di nuove opportunità che si presentano ai giovani professionisti i quali continueranno ad avere la possibilità di formarsi con i master di primo livello e con almeno 3 anni di esperienza professionale anche attraverso la formazione complementare regionale.

D’altra parte, è risaputo che in ambito professionale è ragionevole aspettarsi tempi di maturazione delle competenze di base con tempi di circa due anni.

I percorsi di acquisizione delle competenze avanzate sono rivolti ad alcune professioni sanitarie. A quali esattamente e perché a quelle e non ad altre?

In una prima fase sono state coinvolte tutte le rappresentanze degli ordini professionali. Per raccogliere stimoli e proposte, successivamente le priorità di programmazione dei corsi sono state individuate attraverso un sondaggio nelle aziende Ulss o ospedaliere e nell’Istituto Oncologico Veneto, in cui è stato chiesto di esprimersi su una proposta di oltre 40 possibili tematiche indicando quali professionisti coinvolgere.

Il risultato di tale operazione è stato di avere individuato percorsi formativi in cui sono coinvolti gli infermieri. Del resto, l’offerta di una formazione così particolare e impattante sull’organizzazione non può prescindere dal considerare i bisogni delle aziende.

Oltre a questo è da considerare che si tratta di corsi pilota che serviranno a mettere a punto l’impianto formativo, mentre in futuro potranno essere definite altre tematiche, dedicate ad altri professionisti.

Il professionista sanitario eserciterà le competenze avanzate con un incarico professionale. Se sì: per quanto tempo? Con quale possibilità di rinnovo dell’incarico? Con quale riscontro economico?

Il CCNL su questo punto è chiaro: il sistema degli incarichi è oggetto di regolamento aziendale, con la possibilità di attribuirli previo avviso di selezione per un periodo che va da 3 a 5 anni, rinnovabili, con la clausola della valutazione positiva, fino ad un massimo di 10, senza ulteriori procedure di selezione.

Per quanto riguarda la valorizzazione, il contratto prevede che gli incarichi professionali abbiano un riconoscimento economico che va da 1.678,48 a 12.000 euro, ma prevede anche che gli incarichi organizzativi siano sovraordinati rispetto a quelli professionali nella stessa unità operativa di appartenenza, determinando così una differenziazione rispetto alla valorizzazione massima.

È nota la reazione di contrasto della FNOMCeO alla deliberazione da voi assunta e i commenti critici espressi sulla nota della FNOMCeO da alcuni sindacati del comparto. In sostanza il Presidente Anelli stigmatizza la mancanza di un parere preventivo sulla deliberazione e dell’assenso dei medici sulla tipologia di competenze avanzate. I sindacati del comparto sottolineano che i medici non hanno alcun titolo per tali richieste e che il tempo della subordinazione delle professioni sanitarie ai medici è ormai superato, giuridicamente e professionalmente. Qual è il Suo pensiero in merito e come intende muoversi?

Ritengo che il Contratto di lavoro del comparto definisca chiaramente le responsabilità in capo alle Regioni in merito agli incarichi di professionista esperto.

Non abbiamo ritenuto necessaria la consultazione degli Ordini dei medici principalmente perché si tratta di delineare competenze avanzate nel rispetto del campo di responsabilità dei professionisti sanitari individuati con la L. 251 del 2000 e dei profili professionali già oggetto di decreti ministeriali.

Sulla stessa linea della FNOMCeO si posiziona il segretario regionale Cimo con un ricorso al TAR Veneto. A quando la risposta del TAR?

In questo momento non abbiamo nessuna informazione al riguardo.

È immaginabile vi sia stato un coinvolgimento sull’intera vicenda degli Ordini delle professioni sanitarie della Regione Veneto. Qual è stato il loro coinvolgimento e quale potrà ancora essere?

Come già detto prima, un coinvolgimento c’è stato nelle fasi di avvio. Per il futuro è già convocata una riunione per raccogliere ulteriori stimoli e confronti da tutte le rappresentanze degli ordini professionali.

Si legge frequentemente tra gli esperti e i commentatori delle vicende sanitarie che le definizioni come quelle assunte dalla Regione Veneto avrebbero lo scopo unicamente di risparmiare e di sopperire alla carenza di medici. Gli infermieri e gli altri professionisti sanitari costano meno e sono molto più manovrabili. Come risponde a queste affermazioni?

La carenza dei medici è affrontata con ben altre misure, oggetto di deliberazioni ad hoc e di altrettante critiche. Non si tratta di risparmiare ma di impiegare in modo appropriato le risorse, in questo caso umane, coniugando efficacia, efficienza ed esiti sui pazienti.

Su quest’ultimo punto le informazioni in nostro possesso, derivanti da numerose esperienze concretizzate sia in Italia che all’estero e con le quali sono state ridefinite le funzioni dei professionisti sanitari, ci danno la ragionevole convinzione di essere sulla strada giusta.

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Editorialista

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