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Procedura

Clistere o enteroclisma: come fare un clistere

di Domenica Servidio

Procedure

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L'esecuzione del clistere è una procedura volta al lavaggio intestinale nei casi di irregolarità intestinali o nei casi di preparazione ad interventi chirurgici o di particolari indagini diagnostiche.

Il clistere evacuativo, un po’ di storia

I primi a menzionare il termine clistere in letteratura scientifica sono stati gli egiziani, i quali già a quel tempo introducevano il concetto della somministrazione farmacologica per via rettale, con una successione temporale che vede i Maya - in età tardo classica - utilizzare i clismi come accompagnamento all’evacuazione e per rituali che si ipotizza portassero alla purificazione spirituale tramite la somministrazione di sostanze stupefacenti ed agenti allucinogeni.

Nel diciannovesimo secolo sono stati concepiti molti nuovi tipi di apparecchiature per la somministrazione del clistere, tra cui il metodo “lampadina” (conosciuto oggi come enteroclisma con apparecchio di Catani) dove si posizionava una sacca riempita con un volume variabile da 1 a 2 litri di acqua tiepida e la si collegava ad un dispositivo che, tramite gravità, infondesse attraverso un augello posizionato nell’ano del paziente il liquido medicato o meno precedentemente predisposto nella sacca appesa sopra il paziente. Questo principio è in uso ancora oggi, con materiali moderni le sacche di raccolta monouso.

Alla fine del ventesimo secolo viene concepito quello che al giorno d’oggi prende il nome di microclisma, altresì detto “peretta”, essendo questa un flacone di compressione usa e getta i cui contenuti, una volta somministrati nel retto, inducono il corpo ad attingere acqua dal colon mediante lo stimolo prodotto dal fluido, che entra ed agisce nel retto e poi nel sigma per gravità; fra i preparati già pronti, per fare un esempio, troviamo il bifosfato di sodio o la glicerina.

Clistere, enteroclisma, peretta o pompetta

Un clistere è, per definizione, un’irrigazione di acqua che serve per liberare l’ultimo tratto dell’intestino (colon o intestino crasso) da feci incrostate, residui non digeriti, gas, fermentazioni, putrefazioni e flora batterica patogena.

Spesso si sente parlare di differenze tra clistere e peretta, ma in realtà ciò che contraddistingue l’uno dall’altro è la dimensione dei volumi introdotti, che va da 0,5 a 2 litri per il clistere e per la peretta da 0,1 a 0,2 litri.

Le conseguenze di un colon intasato possono essere stanchezza, depressione, disturbi della concentrazione, perdita di vitalità, stati di paura, indebolimento del sistema immunitario, predisposizione alle infezioni, e patologie come affezioni reumatiche e cutanee, emicranie, ipertensione arteriosa, allergie, carichi epatici, stipsi, meteorismo, diarrea, disbiosi, colon irritabile, emorroidi, diverticolosi e molto altro.

L’intestino infatti è il punto di partenza della nostra salute e se non funziona bene si innescano degli effetti a cascata su tutto l’organismo.

La differenza tra il clistere e l’enteroclisma è che il primo è una pompetta con una concentrazione di acqua molto bassa e viene usata per chi vuole risolvere un disturbo lieve, come ad esempio la stitichezza.

L’enteroclisma è invece un kit che si compra in farmacia al costo di circa 5-6 euro, che contiene una sacca da 2 litri connessa ad una canna flessibile dotata di rubinetto all’estremità distale, una cannula rettale (per il lavaggio del colon) e una cannula vaginale (per il lavaggio vaginale).

L’enteroclisma è da effettuare solo a digestione ultimata, cioè 4 ore dopo aver mangiato verdure, 3 ore dopo frutta e dopo 5 o più ore in seguito all’assunzione di altro (carne, latticini, farinacei, ecc.).

Come si fa il clistere o enteroclisma evacuativo?

Dopo aver controllato che sia presente la prescrizione medica all'esecuzione del clistere, come prima cosa occorre preparare tutto il materiale utile:

  • traversa cerata o pannoloni usa e getta;
  • guanti e camice monouso;
  • sonda rettale della misura adeguata al paziente;
  • vasellina o gel ipoallergenico per facilitare l’ingresso della sonda;
  • asta di sostegno della sacca di raccolta del liquido;
  • deflussore collegato alla sacca con un tre vie all’estremità che possa permettere di raccordare il circuito alla sonda rettale;
  • cestino dei rifiuti biologici e secco;
  • eventuale tampone per indagine microbiologica.

Cosa è necessario sapere per eseguire un clistere evacuativo?

Se si procede da soli, sarebbe opportuno che fosse presente in casa una persona di fiducia, pronta a prestare aiuto in caso di necessità.

Quando tale procedura viene effettuata in ambiente sanitario, è necessario che l’infermiere spieghi al paziente la procedura in modo che comprenda e gli dia un valido consenso.

  1. È necessario assemblare tutto il materiale e assicurarsi che i servizi igienici siano prontamente disponibili, nel più assoluto mantenimento della privacy. È preferibile che la procedura venga svolta a vescica vuota.
  2. Inoltre è necessario continuare la sorveglianza del nostro assistito: non sappiamo la dimensione della massa fecale da espellere e se avviene in modo imponente c'è la possibilità di crisi lipotimiche, per cui meglio ridurre ai minimi termini il rischio di caduta in bagno.
  3. Sarà necessario riempire la sacca di raccolta con acqua tiepida, in quanto sia quella fredda che quella calda possono ledere ed irritare la mucosa intestinale; testare con un termometro da bagno che la temperatura sia in un range compreso fra i 25 e i 38 °C.
  4. È preferibile che il paziente venga posizionato sul lato sinistro, con le ginocchia ben flesse e con i glutei vicino al bordo del letto. Successivamente va posizionata la traversa cerata al di sotto del paziente, se non dovesse essere autonomo avvalersi anche dell’ausilio di un pannolone.
  5. A questo punto si può effettuare un lavaggio sociale delle mani ed indossare guanti e camice monouso. Successivamente cospargere la sonda rettale di vasellina o gel lubrificante per circa metà della lunghezza della stessa.
  6. Quando il paziente si sentirà pronto, introdurre la sonda nel canale anale, mentre si tiene alzato il gluteo destro con la mano libera. Lentamente bisognerà introdurre la sonda per una lunghezza di circa 10-12,5 cm.
  7. Successivamente introdurre il liquido lentamente e lasciare il paziente a letto con la gamba destra, cioè quella superiore, piegata a 45° rispetto al piano sagittale.
  8. Ritirare la sonda con delicatezza ed asciugare la zona perineale del paziente con un tampone di garza o con telini monouso.
  9. La procedura potrà ritenersi conclusa solo dopo aver chiesto al paziente di trattenere il clistere per 10-15 minuti prima di evacuare l'intestino, o per lo meno quanto più tempo gli sarà possibile.

Al termine della procedura è necessario valutare l’insorgenza di complicanze, come dolore o sanguinamenti.

È fondamentale poi che l’attività venga riportata in cartella clinica, insieme all’esito del clistere, e alle caratteristiche delle feci (colore, consistenza e quantità).

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Commenti (2)

pavese30

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2 commenti

Seguito del comento precedente che è stato tagliato.

#2

Mi interesserebbe trovare letteratura specifica su questa sostanza ed il suo impiego per gli scopi sopra scritti (l'impiego negli shampoo e bagnoschiuma non mi interessano) o sentire il pare di qualcuno che abbia fatto esperienza quando esso veniva usato.
Oppure che mi sappia dire quale era la "sostanza schiumosa" che veniva usata per i clisteri di pulizia praticati prima di ogni banale intervento e senza altra indicazione terapeutica specifica.
Escludo categoricamente che si trattasse di "sapone neutro" (negli anni '80 e '90 !!!)per tre validi motivi:
non produce schiuma (o molto debole),sono documentate (rare) reazioni allergiche,non è agevole da sciogliere e le porzioni non disciolte causerebbero problemi che vanno dall'otturazione di tubi all'irritazione del retto da contatto e sovradosaggio locale.

Il motivo della mia curiosità è semplice :
riconosco l'efficacia di questa sostanza che viene usata da una persona con episodi rari di stitichezza molto ostinata (poche volte l'anno) :
la persona usa solo mezzo litro della soluzione preparata e ne apprezza le capacità di rammollire le feci dure e di rendere deciso lo stimolo,che si risolve in genere in una sola evacuazione.
Mentre con la sola acqua a temperatura corporea si hanno varie piccole evacuazioni successive che infastidiscono la persona (anche con solo mezzo litro).
Ho quindi la curiosità di approfondire se realmente sia una sostanza "collaudata da decenni" e sostanzialmente senza problemi ma con buoni vantaggi (come dice la ditta).
In alternativa mi interessa sapere quale era,se non questa,la sostanza "storica".

pavese30

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2 commenti

Informazioni su "Tensioattivo" storico per il clistere di pulizia.

#1

Chiedo informazioni su una sostanza tensioattiva Sodio Lauriletere Solfato che (pare) venisse impiegata abitualmente come addittivo per il clistere di pulizia
che veniva praticato a qualsiasi paziente prima di ogni banale intervento fino buona parte degli anni '90 :
la prassi del clistere di pulizia era giustificata dal fatto che gli interventi,anche banali,erano in anestesia generale,
quindi con rischio di evacuazione involontaria indotta dalla narcosi.
Inoltre essendo interventi "a cielo aperto" implicavano sempre una certa degenza a letto ed il clistere di pulizia preliminare preveniva il rischio di costipazione che complicasse la fase già delicata del post-operatorio.

Il tensioattivo veniva aggiunto all'acqua del clistere col duplice scopo di amplificare lo stimolo e rammollire feci dure,anche per generica pulizia e senza indicazione terapeutica specifica.
Gli effetti sopra scritti si sovrapponevano a quelli già propri dell'acqua a temperatura corporea :
l'acqua a temperatura corporea crea uno stimolo "debole" (se introdotta lentamente e in quantità non eccessive) essendo appunto assente una differenza di temperatura rispetto all'intestino,
ma d'altra parte "più è calda e più scioglie".

Questo tensioattivo pare fosse il Sodio Lauriletere Solfato,ancor oggi reperibile in monodose "per un litro di soluzione" ma...la confezione monodose non reca nè indicazioni,nè controindicazioni,nè istruzioni...
Il motivo sembra essere che tale sostanza non è più raccomandata (ma nemmeno vietata) per l'uso nel clistere,e viene venduta come materia prima.
Anzi,più in generale mi sembra che il clistere con acqua non sia più raccomandato e le linee guida si spostino verso il Polietilenglicole per via orale o sui clismi pronti,anche e soprattutto per motivi di tempo e risorse.

Mi interesserebbe trovare letteratura specifica su questa sostanza ed il suo impiego per gli scopi sopra scritti (l'impiego negli shampoo e bagnoschiuma non mi interessano) o sentire il pare di qualcuno che