Questo sito consente l'invio di cookie di terze parti, per inviarti messaggi in linea con i tuoi interessi. Per ulteriori informazioni o per negare il consenso, all'installazione di tutti o di alcuni cookie, si veda l'informativa sui cookie.Proseguendo la navigazione l'utente presterà il consenso all'usi dei cookie.
Leggi di più
Negli ultimi decenni il Professionista Infermiere si è sempre più specializzato nella cura delle lesioni cutanee e delle ferite chirurgiche, tanto da far proprie le principali Linee Guida in materia a livello mondiale. La ricerca e la pratica assistenziale hanno dato poi origine a Protocolli e Procedure standardizzati che fanno dell’Infermiere un assoluto esperto nella gestione di soluzioni di continuità di natura chirurgica o accidentale.
Una ferita chirurgica è una soluzione “di continuo” prodotta artificialmente a scopo terapeutico
Nel medicare una ferita chirurgica occorre fare attenzione a ridurre a zero la contaminazione batterica e a non provocare dolore e disagi all’assistito.
La guarigione di una ferita passa attraverso tre fasi: la fase infiammatoria, la fase proliferativa e la fase maturativa. A seconda di come rimargina la ferita si parla poi di chiusura per prima intenzione (ferite i cui lembi sono accostati l’uno all’altro, non presentano secrezioni e guariscono rapidamente) o per seconda intenzione (ferite i cui lembi non sono stati ben accostati tra loro a causa di una perdita di materiale spesso dovuta ad infezione; guariscono più lentamente e possono essere necessari dei drenaggi per favorirne la guarigione.)
L’infermiere responsabile dell’assistenza generale infermieristica, conosce la classificazione delle ferite chirurgiche:
ferita pulita: una ferita operatoria non infetta e senza segni di infiammazione non relativa ad interventi nei distretti respiratorio, alimentare, genitale, urinario. È sottoposta a chiusura di prima intenzione e, se necessario, drenata con drenaggi chiusi;
ferita pulita – contaminata: una ferita operatoria relativa ad interventi interessanti il tratto respiratorio, alimentare, genitale o urinario in condizioni controllate e senza contaminazioni. Gli interventi che coinvolgono le vie biliari, l’appendice, la vagina e l’oro faringe si includono in tale categoria se non occorrono evidenze di infezione e/o alterazioni macroscopiche della tecnica chirurgica;
ferita contaminata: ferita aperta ovvero post traumatica recente. Si inseriscono in questa categoria anche gli interventi con interruzioni delle procedure asettiche (es. massaggio cardiaco a torace aperto) o spandimento del contenuto gastroenterico, ed incisioni nel cui contesto si evidenzi un processo infiammatorio acuto non purulento.
ferita sporca – infetta: ferita traumatica non recente con ritenzione di tessuto devitalizzato, ferita che coinvolge infezioni clinicamente evidenti, ferita di intervento relativo a perforazioni viscerali. (Si intende che i microrganismi causali dell’infezione della ferita chirurgica fossero già presenti sul campo operatorio prima dell’intervento).
Discrezionalità dell’infermiere
Insieme alle responsabilità appena esposte, l’infermiere agisce in autonomia anche competenze discrezionali:
in caso di più ferite, segue l’ordine delle medicazioni da quelle più pulite a quelle sporche con ordine “testa-piedi”;
conosce l’importanza e garantisce la sterilità della medicazione della ferita chirurgica;
sa valutare il tipo di ferita in base al grado, al colore, alla quantità di essudato, alle caratteristiche dei bordi, allo stato della cute perilesionale;
conosce i protocolli relativi alla frequenza del cambio della medicazione;
sa individuare eventuali segni e sintomi d’infezione.
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?