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Emergenza-Urgenza

Puntura di tracina, cosa fare e cosa non fare

di Giacomo Sebastiano Canova

Extraospedaliera

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La tracina, detta anche pesce ragno. Con suoi aculei, presenti nel dorso, può causare nell’uomo delle punture molto fastidiose. Nel caso di puntura è necessario seguire alcuni accorgimenti che possono attenuare la sintomatologia dolorosa; va inoltre prestata particolare attenzione nel caso in cui si dovessero manifestare particolari sintomi che possono sottendere situazioni pericolose per la vita.

Com'è fatto il pesce ragno e quali sostanze rilasciano i suoi aculei

Il pesce ragno, appartenente alla famiglia delle Trachinidae, è presente in tutto il Mediterraneo; si può inoltre trovare nel Mar Nero, nelle acque atlantiche europee, sino alla Scozia a nord e alle Canarie al sud, lungo l’Africa occidentale e nelle acque cilene. Il suo habitat naturale è rappresentato da fondali sabbiosi e fangosi e abitualmente nuota nei primi 30 metri di profondità. Questo pesce è fornito di spine dorsali (da 5 a 7), che sono collegate a un tessuto spugnoso che produce una sostanza velenosa. Tali spine vengono innalzate una volta che qualcuno si avvicina al suo nascondiglio oppure durante la fase di caccia

Cosa fare in caso di contatto con la tracina

Nell’uomo, le punture avvengono per motivi per lo più per accidentali: una volta calpestata, ad esempio, la tracina inietta - come nel caso della puntura di medusa - nella zona colpita delle molecole proteiche, (tra cui la dracotossina) responsabili della sintomatologia dolorosa che può essere anche molto intensa. Oltre al dolore, possono presentarsi sintomi:

  • quali nausea;
  • vomito;
  • tremori e sincope.

Questi sintomi possono essere esacerbati da un sottostante stato di disidratazione, che quindi può peggiorare la cascata sintomatologica.

Una volta avvenuta la puntura, la prima cosa da fare nell’immediatezza è cercare di far fuoriuscire il veleno iniettato spremendo delicatamente la zona e controllando contestualmente l’assenza di aculei trattenuti nel sottocute, i quali se trattenuti possono essere fonte di infezione.

Successivamente, è bene rimanere a riposo e all’ombra, idratandosi con acqua tiepida a piccoli sorsi (due litri in 24 ore). Per lenire la sintomatologia dolorosa è consigliato di immergere la zona colpita in acqua calda, non importa se dolce o salata. Questo in quanto la tossina iniettata dal pesce è termolabile, anche se a temperature prossime a 50°C. Nel caso in cui si dovessero manifestare effetti derivanti dall’ingresso in circolo della molecola, è dunque inutile esporsi ad elevate temperature in quanto si dovrebbe permanere a 50°C per una durata di tempo troppo elevata, esponendosi dunque a tutti gli effetti dell’ipertermia.

È bene infine evitare tutti quei rimedi “fai da te” che spesso si possono trovare online: sigarette spente, urina e lattice, in quanto questi potrebbero peggiorare la sintomatologia o aggiungere ulteriori lesioni a quella già dolorosa del pesce.

Da un punto di vista farmacologico, infine, si può trovare sollievo dall’assunzione per via orale o intramuscolare di analgesici, antinfiammatori o di pomate al cortisone. Va inoltre verificata la validità della profilassi antitetanica, in quanto la ferita potrebbe essere veicolo di entrata per le spore del tetano.

Infine, nel caso in cui dovessero insorgere a distanza anche di qualche ora dalla puntura sintomi quali dispnea, nausea/vomito e malessere generale è necessario rivolgersi con urgenza presso il Pronto soccorso più vicino in quanto questi sintomi potrebbero essere una manifestazione della tossina entrata in circolo.

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